Il giorno che Keith Moon chiese a Paul McCartney di farlo entrare nei Beatles

Ve lo immaginate il funambolico Keith Moon dietro i tamburi dei Beatles? Il gioviale Ringo Starr licenziato per fare spazio al batterista degli Who? Un quadro del tutto distopico eppure vi fu un momento in cui... No, non è l'invenzione di qualche buontempone in vena di scherzi, di certo qualcosa accadde, ma, a dirla tutta, la scena va contestualizzata: si era nei formidabili anni Sessanta e tra droga, misticismo e rockenroll era meno di un attimo che si perdesse la bussola e provasse a volare.
C'è poco da fare e da dire, i Beatles erano i Beatles... ma non pensiate che gli Who, al tempo dell'inno generazionale “My Generation”, fossero moltissimo da meno. Il quartetto formato da Roger Daltrey, Pete Townshend, John Entwistle e Keith Moon incarnava alla perfezione lo spirito ribelle dei giovani di quel tempo e in quella band colui che più di tutti ne rappresentava l'irrequietezza era proprio il ragazzo che sedeva dietro i tamburi: Keith Moon.
La band londinese era piuttosto turbolenta sul palco e fuori dal palco, ma lo era anche nelle relazioni che intercorrevano tra i suoi vari componenti. I rapporti tra i quattro non sempre erano all'insegna del volemose bene, tutt'altro. Moon e il cantante Roger Daltrey, per portare un esempio, vennero alle mani quando Daltrey ebbe la bella pensata di spedire la droga di proprietà del batterista giù dallo sciacquone. Un'altra volta, sempre Moon nelle vesti del protagonista, si impegnò ad inseguire, brandendo un coltello, il chitarrista Pete Townshend in un treno affollato di gente. Cortesie di questo genere molto probabile non fossero proprio all'ordine del giorno, ma possono rendere l'idea di quale potesse essere il vivere all'interno della band britannica.
Keith Moon – anche dopo anni di onorevole militanza - amava raccontare di essere comunque sempre un membro provvisorio degli Who, che non gli avevano mai formalizzato la titolarità del ruolo. Stando alle cronache dei bene informati, Moonie cercò più di una volta di mutare il proprio destino e di trovare una nuova causa, meno litigiosa (anche se lui di quelle liti ne era il più assiduo protagonista), ove mettere al servizio i propri talenti. Ci provò con gli Animals, ma lo rifiutarono. Così decise di parlare con Paul McCartney.
Macca gli rispose, senza menare troppo il can per l'aia, che il gruppo non era alla ricerca di un nuovo batterista. Il biografo degli Who Mark Blake, nel libro 'Pretend You Are in a War', riporta che Keith Moon avvicinò Paul McCartney allo Scotch of St. James, un club del centro di Londra. Andò diretto al tavolo di McCartney e gli chiese se potesse unirsi ai Beatles. Paul, non perse il suo tradizionale aplomb, e suggerì al batterista di parlarne direttamente con colui che ne avrebbe fatto le spese: Ringo Starr.

Non è dato sapere se Keith abbia poi mai parlato della cosa con il suo omologo dei Beatles. Di vero c'è che i due batteristi sono stati grandi amici e lo furono fino al giorno della tragica morte di Moon the Loon, avvenuta il 7 settembre 1978 quando aveva soli 32 anni, dopo una serata trascorsa insieme a Paul McCartney, alla moglie Linda Eastman e alla fidanzata del tempo. Rientrato a casa ingerì una dose eccessiva di medicinali e non si risvegliò più. Moon era così amico del batterista dei Beatles che regalò a Zak Starkey, il figlio di Ringo, la sua prima batteria. E nel 1996 Zak Starkey divenne addirittura un membro degli Who. E così il cerchio si chiude.