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Ex-Otago, Maurizio Carucci: “Ho scritto quaranta canzoni nuove”

La voce della band genovese, dopo aver raccontato di aver pensato di abbandonare la musica, si prepara alla pubblicazione di un disco solista.
Ex-Otago, Maurizio Carucci: “Ho scritto quaranta canzoni nuove”

Qualche giorno fa, proprio un suo post aveva mandato in subbuglio i fan. Maurizio Carucci, voce della band genovese Ex-Otago, attraverso i social, aveva raccontato le difficoltà dell’ultimo periodo della sua vita, ammettendo di aver pensato di lasciare per sempre il mondo della musica. Un momento di debolezza, di fragilità, condiviso con chi segue il cantautore-contadino e la band da tanti anni. Già in quel post, però, sembrava esserci una luce in fondo al tunnel, una sorta di rinascita, proprio nel passaggio in cui Carucci scriveva “un vento, un oceano, una musica. La mia musica”. La conferma che l’artista stia per far uscire un progetto solista, e che quindi non voglia posare penna e microfono, sembra arrivata con un nuovo post sui social in cui ha scritto di aver messo nero su bianco quaranta nuove canzoni, spiegando quanto la musica sia strettamente legata al suo vivere. Sembra sempre più probabile che, come hanno fatto prima di lui tanti artisti simbolo di band storiche, Carucci pubblicherà un album solista. Qui sotto il nuovo post: 

Penso ai primi attimi in cui ho incontrato la musica, da ragazzino, avrò avuto dieci anni, con la techno progressive, poi quando ho cominciato a cantare in cameretta sopra “Desaparecidos” dei Litfiba. Ai primi concerti surreali con gli otaghi. Penso a mio padre che da ragazzo cantava e che sognava una vita di musica per me, a mia nonna che avrebbe tanto voluto cantare ma le è stato proibito. Come faccio a stare senza la musica? Un’insalata senza olio, l’amore senza le carezze. Un bosco senza alberi, una città senza persone. Sono carne, ossa e musica. Credevo ingenuamente di poter stare senza musica ma appena finivo di lavorare in campagna, mi mettevo sempre al pianoforte a suonare, guardando fuori dai finestroni della mia sala intontito, in trance. Piogge, stufe accese, lacrime, grappe, abbracci. Suonavo e cantavo e volavo sopra ai casini della vita. Alla fine di questo “anno terribile” nel mio hard disk c’erano quaranta canzoni nuove. Quaranta canzoni non sono briciole. Non posso ignorarle. Cielo coperto, vento. Castagna, uno dei miei cani, è al mio fianco, mi guarda, è dentro al momento con me”.

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