Ministri, una sassata alle finestre delle case in cui siamo chiusi

Un urlo strozzato e poi una scarica rock. Inizia così “Peggio di niente” il nuovo singolo dei Ministri, figlio di quest'anno spezzato, arrabbiato, deluso e confuso. Escono dal silenzio con un brano potente e selvaggio, prodotto dalla stessa band insieme a Ivan Antonio Rossi. Davide Autelitano, Federico Dragogna e Michele Esposito aprono un nuovo capitolo della propria carriera con una canzone che ricorda il furore degli inizi, i poghi sotto “I soldi sono finiti”, “Diritto al tetto” e altri pezzi.
C’è la potenza del suono, ma anche delle parole, come da tradizione: fra citazioni di De André (cantautore a cui Dragogna ha dedicato anche un significativo spettacolo), il peso del vuoto che incombe e fotografie strappate di persone oggi in conflitto, i tre artisti dalle giacche napoleoniche hanno voluto spiegare il significato della canzone: "Bambini soli davanti a uno schermo, famiglie che non si possono abbracciare, code infinite per un pasto caldo, persone che non possono più lavorare: il nulla in cui questa pandemia ci ha precipitato è senza confini. E pensavamo non potesse esserci di peggio, finché non abbiamo visto qualcuno mettere gli uni contro gli altri - in un crescendo di diffidenza, sospetto e accuse. Quello sì, è stato peggio di niente”.
E come a voler sottolineare un elemento di continuità nello stravolgimento di prospettive, vita e abitudini, si sono affidati a Nicolò Cerioni (che ha curato anche l’immagine di Achille Lauro) e alla sua arte per i loro nuovi abiti di scena. "Il nostro cammino è stato segnato da una lunga serie di incontri con professionisti incredibili, persone innamorate del loro lavoro e della vita, guidate dalla passione e dalle loro visioni. In questo periodo buio abbiamo avuto la fortuna di incontrarne di nuove, una delle quali è certamente Nick Cerioni - che crea bellezza e libertà come fossero la stessa cosa. E forse, a pensarci bene, lo sono", ha sottolineato il gruppo. La cover del singolo (sfondo bianco con quadrato rosso) si ispira a “L’uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse.
Insomma, il pezzo è una sassata alle finestre delle case in cui siamo chiusi, un risveglio che coincide con sonorità sporche e arrabbiate, quelle degli esordi. “Fidatevi”, il loro ultimo progetto discografico, era l’album del dubbio, delle ombre, delle ansie, della solitudine. Ma una luce alla fine del tunnel sembrava esserci: un buon disco, uscito dopo il multistrato “Cultura generale” del 2015, registrato tutto in presa diretta a Berlino negli studi della Funkhaus, ex storica sede della radio pubblica della DDR. Due progetti molto diversi fra loro dove non mancavano alcuni pezzi “pestoni”, sudati e sfacciati nel linguaggio la cui brillantezza, però, veniva sempre messa in discussione davanti alle fiammate dei primi dischi o di un album gioiello come “Per un passato migliore” del 2013. “Peggio di niente”, forse per il periodo storico in cui è stato partorito, custodisce l’essenza pura e mai assopita dei Ministri, e guarda allo stesso tempo al futuro della band, facendo sognare un loro live.