Gli Slayer si riuniranno mai per un concerto o un tour? La risposta di Gary Holt

Dopo aver chiuso alla reunion degli Slayer durante un’intervista rilasciata lo scorso giugno a Dean Delray per il podcast "Let there be talk”, il 56enne chitarrista statunitense Gary Holt è recentemente tornato a rispondere al quesito che da quasi un paio d’anni tiene sulle spine i fan della formazione trash metal californiana, che ha tenuto il suo ultimo concerto il 30 novembre 2019 al Forum di Los Angeles: ci sarà mai occasione di rivedere in azione Tom Araya, Kerry King e soci?
Durante la chiacchierata con il giovanissimo “Jam Man” per il suo “Rocking with Jam Man”, Holt - che, oltre a essere il leader degli Exodus, è entrato a far parte della band di "Reign in blood" nel 2011 a sostituzione di Jeff Hanneman, successivamente scomparso nel 2013 - rispondendo alla domanda se gli Slayer si riuniranno mai per un concerto o un tour, ha fatto sapere: “Se gli Slayer torneranno mai insieme è una domanda a cui non saprei rispondere. Queste sono domande che sono al di sopra della mia posizione”. Secondo quanto riportato da Blabbermouth, Gary Holt ha aggiunto:
“Se coloro che hanno il potere di farlo, tra un anno o giù di lì, diranno: ‘Ehi, sapete una cosa? Abbiamo voglia di fare qualche show’, io ci sarò. Ma queste non sono decisioni da prendere per me, o anche su cui speculare. Per quanto ne so, la band è finita e il concerto finale si è tenuto il 30 novembre 2019. E io ora sto andando avanti a tutta velocità con gli Exodus”.
La recente dichiarazione di Holt non si allontana di molto da quanto dichiarato dal chitarrista a giugno 2020, quando a Dean Delray aveva spiegato: “Per quel che ne so è finita”, prima di aggiungere: “La gente dice: ‘Magari torneranno insieme tra qualche anno’. Io non lo so. Se mai succederà, io non centrerei nulla. Qualcun altro dovrebbe chiamare e dire: ‘Vorremmo fare questa cosa’. Da che ne so io, è finita e credo che così debba essere”.
L’ultimo album in studio consegnato ai mercati dagli Slayer è “Repentless" che, uscito nel 2015 a sei anni di distanza dal precedente “World painted blood", è stato il primo realizzato dal gruppo senza Jeff Hanneman, scomparso due anni prima. Il disco ha visto per la prima volta Tom Araya e Kerry King al lavoro in studio di registrazione con Gary Holt ed è stato il primo dai tempi di “God hates us all” del 2001 inciso con il batterista Paul Bostaph, chiamato a sostituire Dave Lombardo dopo il licenziamento di quest’ultimo da parte della band.