Genesis, la storia di "Los endos"

L’ultimo brano del disco si apre con l’atmosfera creata dalle tastiere, la chitarra risucchiata di Hackett e il crescendo ritmico di percussioni e batteria su invito del basso.
Collins: “Non potendo suonare da solo, non posso portare molte idee alla band. Generalmente mi limito a dare qualche suggerimento ritmico o qualche idea di accordi molto semplice, che giro a loro. Poi ci lavoriamo insieme, e diventa qualcosa tipo Los Endos”.
Rutherford: “Ci ritrovi dentro un feel latino americano: batteria filtrata nel synth, lastre di metallo, bongos.
”.
Collins: “L’idea ritmica iniziale mi fu ispirata dall’ascolto dell’album 'Borboletta' dei Santana, con Airto Moreira. Fu la prima volta che pensai che i Genesis stessero suonando un tipo di musica che non avevano mai fatto prima, dal sound americano vicino ai Weather Report. Era vicino al jazz, ma aveva anche altre influenze. Per me era bellissimo poter fare certe cose con i Genesis e non con i Brand X”.
La parte successiva, invece, proviene da un’intuizione di Steve Hackett, la cui chitarra solista imbastisce continuamente melodie a incastro col sintetizzatore di Banks, sotto la ritmica forsennata condotta con piglio dalle scale di basso e dal consistente apparato percussivo.
Rutherford: “I tre accordi di base di 'Los Endos' facevano parte di una canzone più soft che poi scartammo, 'It’s Yourself', per la quale Steve e Tony scrissero delle cose veloci”.
Proteso verso il raggiungimento di una meta, il brano sembra fermarsi in alcune fasi più riflessive, come quando il mellotron rimane in prima fila assecondato dai crash della batteria, in un’atmosfera solare ma un po’ malinconica al tempo stesso.
Il ritmo rientra però con le ottime scale del basso. Quindi torna anche il riff principale, supportato da colpi di tom ad alto volume. Dopo un’altra fase soft con il riff incrociato di chitarra e synth, ulteriori stacchi di tom non arrestano il flusso del ritmo principale, fin quando si ritorna, per mezzo di un’armonia decrescente, alla fase iniziale, che include citazioni di altri brani dell’album. .
La prima a manifestarsi è il riff delle due chitarre di "Dance On A Volcano"; poi il mellotron di base cresce sotto gli stacchi di batteria, mentre Steve simula, picchiando sulle corde della sua chitarra, lo sferragliare di un treno. Questo introduce invece la reprise del riff di "Squonk", ora con il synth che fa la parte del leone sotto la chitarra ritmica di Mike. Tra l’altro a questo punto Phil canta la frase “there’s an angel standing in the sun... free to get back home” (la prima parte è un estratto da "Supper’s Ready", dunque potrebbe essere una sorta di affettuoso saluto a Gabriel), seguita ancora da galoppate di synth, colpi di tom e chitarra lancinante.
"Los Endos" è un brano di capitale importanza in concerto: i Genesis lo suonano in tutti i tour dal 1976 al 1986/87, sempre con la doppia batteria. Nel "Trick Of The Tail tour", l’unico con Bill Bruford, viene eseguita anche l’introduzione, mentre a partire dal tour di "Wind & Wuthering" (e per i tre successivi) il brano viene preceduto da "Dance On A Volcano", al quale è collegato da un duetto di batteria con Chester Thompson che più avanti prenderà vita autonoma col titolo "Drum Duet". Nei tre tour successivi, "Dance On A Volcano" sparisce e il brano viene così preceduto dal solo "Drum Duet". Lo stesso accadrà nel reunion tour del 2007.
Mario Giammetti
Il testo è tratto da "Genesis - Tutti gli album tutte le canzoni" di Mario Giammetti, pubblicato da Il Castello, per gentile concessione dell'editore.
