Mecna non è come gli altri
Si mette sotto i raggi x, raccontando storie d’amore finite male, incontri sbagliati e notti in cui i sentimenti prendono il sopravvento e aleggiano sulle esistenze come fantasmi. Chiede scusa agli amici, alla famiglia, spiega come i soldi o i contratti possano incrinare anche i rapporti più cristallini. Sulla copertina del suo nuovo album si mostra piangere. Chiuso in un confessionale personale, in “Scusa”, arriva perfino ad ammettere che certe sue uscite discografiche sono andate al disotto delle sue aspettative. E lo fa con un rap lontanissimo dall’egocentrismo mitomane di molti suoi colleghi, con un R&B e un’elettronica calda, come se il ballo fosse una sorta di ritualità per scacciare quello che non funziona. Mecna, all’anagrafe Corrado Grilli, 33 anni, non è come gli altri. Ascoltando il suo nuovo album “Mentre nessuno guarda”, in uscita il 16 ottobre, lo si evince chiaramente. Ma da dove arrivano questa consapevolezza e questa identità?
“Ho provato a fare il rapper canonico, ma non ce la faccio”
Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro. “Su questo progetto ho iniziato a lavorare subito dopo il tour di “Neverland”, tra gennaio e luglio, quindi in mezzo c’è stato anche il lockdown che mi ha aiutato a concentrare le idee – racconta Mecna - non sono uno che scrive tanto, ma da un po’ di tempo ho trovato una formula che mi permette di eliminare il superfluo. Questo disco parla in modo schietto di me, anche quelli precedenti lo facevano, ma qui ci sono diversi richiami al passato, ad amicizie e amori perduti. Parlo anche della mia carriera, ripercorrendo alcuni momenti della mia strada”. Poi continua: “Il mio ruolo penso sia diventato questo: ho iniziato a fare musica per gioco, con “Disco Inverno” ho provato a fare il rapper canonico, ma non ce l’ho mai fatta. Con “Laska” ho definito il mio immaginario e il mio suono. Sulla cover di quest’ultimo lavoro (diventata anche un murales in Via Festa del Perdono a Milano, realizzato dallo street artist Richard Wilson, ndr) c’è quasi un pianto. Mentre nessuno guarda, appunto, faccio musica, mi metto a nudo”. Qui sotto il corto, diretto da Enea Colombi, che racconta il nuovo album:
Il suono e i feat
Oltre alla scrittura, anche le produzioni sono uno dei punti di forza della musica di Mecna. “Lvnar, Iamseife e Alessandro Cianci sono i tre che tornano sempre – sorride Mecna – sono loro che in questi anni hanno definito la mia musica. Con Sick Luke, per “Neverland”, abbiamo svolto un lavoro in studio molto ampio, una modalità che ho voluto riprodurre anche a questo giro. Sulle produzioni ho invitato anche degli ospiti come Gué Pequeno, Izi, Ernia, Madame e Frah Quintale. Con tutti sento di avere in comune una sorta di profondità di linguaggio. Sbaglia chi pensa che Gué sia un outsider, alcuni suoi pezzi intimi sono potentissimi. Con Frah abbiamo scritto un pezzo su un beat disco, l’album ha un bilanciamento forte fra canzoni più lente e altre da ballare”.
Nessuna etichetta
Rap d’autore, solo rapper, solo cantautore, cantauto-rap. Per provare a definire Mecna è stato scritto un vocabolario in questi anni. “Sì, nessuna etichetta mi ha mai convinto – conclude – credo che un artista per essere tale debba avere una sua riconoscibilità, credo di averla raggiunta. Fondamentale, nel mio percorso, è stato l’avvento di un certo filone rap, quello iniziato nel 2016. Artisti come Tedua, Izi e Madame mi hanno fatto tirare un sospiro di sollievo. Quando ho iniziato a fare rap, mi si diceva: “non si può parlare d’amore e scordati di cantare”. Ma era proprio quello che volevo fare. L’emergere del movimento trap ha dato una scossa, una nuova forma di libertà agli artisti. Il motto è diventato: “facciamo quello che vogliamo”. E questo mi ha aiutato tantissimo perché non mi sono più sentito solo”.