Birthh: una cosmopolita che canta in inglese ma ascolta Battisti

"Sono fusa, ho dormito tre ore", sorride a un certo punto della chiacchierata Alice Bisi, mentre inizia a preparare la valigia. È a Londra, ma tra poco prenderà un aereo che la porterà a New York. Da anni non fa che girare come una trottola tra Italia, Regno Unito e Stati Uniti. All'estero si sono accorti del talento e delle potenzialità di Birthh - questo il nome d'arte che ha scelto - molto prima che da noi. Il suo album d'esordio, "Born in the woods", uscito nel 2016 per l'etichetta indipendente ferrarese We Were Never Being Boring, a soli 19 anni permise alla cantautrice toscana di catturare l'attenzione dei media e del pubblico europeo e americano, portandola a condividere i palchi di festival internazionali con nomi del calibro di PJ Harvey, Mac DeMarco, Andrew Bird, Benjamin Clementine e Nick Murphy. "Ho avuto la fortuna di collezionare esperienze importanti, che mi hanno fatto capire che tutto quello che voglio dalla mia vita è vivere di musica", riflette Alice, che di anni oggi ne ha 23 e si appresta a presentare dal vivo in giro per il mondo (Coronavirus permettendo) il suo nuovo disco, "WHOA", primo frutto del contratto discografico all'inizio del 2019 con Carosello Records (etichetta che negli ultimi anni ha fatto di fenomeni come Coez, Thegiornalisti e Levante vere e proprie star del pop nazionale).


I dischi che ha ascoltato di più durante le lavorazioni di "WHOA" ci sono "Blonde" di Frank Ocean ("Ha cambiato le carte in tavola per tanti") e "Telefone" della rapper americana Noname, ma tra le ispirazioni di Birthh ci sono - a sorpresa - anche due classici italiani: Gino Paoli e Lucio Battisti. "Amo il loro modo di raccontare le cose", svela Alice, "di Battisti, in particolar modo, ho tutta la discografia. Lo ascoltavo con i miei in macchina, quando partivamo per andare a fare dei viaggi. L'ho assimilato molto sin da piccola". Meglio il Battisti della collaborazione con Mogol o quello del sodalizio con Panella? "Mogol. Le cose che hanno fatto insieme sono pura magia", risponde, "e poi a me di Battisti piacciono le ballate. Un paio di giorni fa è venuta a trovarmi una mia amica e insieme ci siamo messe ad ascoltare un po' di musica italiana. Quando è partita 'Emozioni' ho iniziato ad accorgermi di una serie di cose a livello testuale di cui da piccola non mi ero mai resa conto, perché non avevo gli strumenti per farlo". Poi, ridendo, aggiunge: "Non vorrei sbilanciarmi e dire che Battisti e Mogol sono stati meglio di Lennon e McCartney, ma insomma stiamo lì...".
di Mattia Marzi