'Bohemian Rhapsody', dopo il trionfo Brian May si 'vendica' dei critici: 'Hanno recensito il trailer invece del film'
Prima il record al botteghino, che - alla fine dello scorso anno - l'ha fatto diventare il biopic musicale più "ricco" della storia del cinema, con oltre 600 milioni di dollari in biglietti staccati in soli due mesi, poi la serata trionfale agli scorsi Golden Globe, dove la pellicola ha scippato al favorito "A Star Is Born" con Lady Gaga il ruolo di "protagonista musicale" a quella che convenzionalmente viene definita l'"anticamera degli Oscar": per "Bohemian Rhapsody" queste sono state settimane trionfali, ma la pellicola che racconta la carriera dei Queen non ha conosciuto sempre e solo lodi e successo.
Illustre testate internazionali - tra le altre, il Guardian, Forbes e Variety - hanno mostreto perplessità, nei giorni in cui l'opera stava per essere lanciata, rimarcando soprattutto il mancato approfondimento del personaggio del frontman della band di "We Are the Champions", Freddie Mercury, la cui bisessualità - secondo i detrattori - sarebbe stata quasi nascosta per rendere la pellicola più digeribile alle platee generaliste.
Brian May, il chitarrista dei Queen che - con il batterista Roger Taylor - ha partecipato attivamente e in prima persona alla produzione del lungometraggio, visti i brillanti risultati ottenuti presso pubblico e critica ha approfittato di un'intervista a Deadline per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: "L'errore che hanno fatto molti critici è stato quello di recensire il trailer invece del film", ha dichiarato sarcasticamente il chitarrista, "Sono subito saltati a delle conclusioni. E una volta che si lancia le proprie affermazione è difficile, poi, tornare indietro".
La critica più dura mossa al film, tuttavia, non è stata fatta pervenire della critica, ma da Lesley-Ann Jones, (controversa) biografa dei Queen in un primo momento ingaggiata dalla produzione di "Bohemian Rhapsody" come consulente poi allontanata (o allontanatasi, in merito non si ha traccia di informazioni ufficiali) dal set: "E' solo un superficiale montaggio di fotografie", è stato il suo giudizio dell'opera finita, "Freddie aveva 45 anni quando è morto. Nessun film da due ore potrà mai ritrarre la sua storia, né catturare la sua vera essenza. La sua vita e la sua personalità erano troppo complicate per un'operazione del genere".
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