Gianluca Grignani: un ribelle placato... o no? (1 / 9)
Aveva 22 anni quando gli è esploso attorno un successo enorme che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque.
Siamo nei primi anni Novanta e l’incontro con Vince Tempera e Massimo Luca gli apre le porte della Polygram e del Festival di Sanremo; dopo il primo disco ha davanti una strada spianata, fatta di un album da milioni di copie e ragazzine innamorate, copertine di “Cioè” e una grande etichetta di “bello e dannato” appiccicata addosso. Ed è allora che Gianluca Grignani fa qualcosa che pochi artisti in Italia hanno fatto: guardare il successo di fronte a lui e decidere di andare verso un’altra direzione, non per forza opposta, ma che fosse sua, e perciò personale e più sincera. Esce quindi “La fabbrica di plastica”. Il resto è la storia di un .ragazzo ormai quarantottenne che tra inciampi, cadute, innamoramenti e figli, ha forse in parte placato quella ribellione che gli si leggeva negli occhi nei primi anni su qualunque palco salisse. Che poi ‘placare’ non vuol dire mettere a tacere: vuol dire forse solo trovarle una collocazione...
di Giulia Zichella (a cura di www.lisolachenoncera.it)