
Al festival di Glastonbury, si sa, più che i nomi ciò che conta è lo spirito. Quindi che i nomi di punta siano totalmente cool od ansimanti rockosauri, importa poco. Lo scorso anno, ad esempio, a chiudere la kermesse fu Rod Stewart; lo scozzese di Londra è una firma "storica", ha interpretato squisite pagine della canzone contemporanea, ma si può dire tutto tranne che i più giovani corrano in massa a comprare i suoi dischi. Per l'edizione 2004 si profila una situazione abbastanza simile a quella del 2003. A capitanare una delle tre serate del festivalone britannico da 110.000 spettatori del patròn Michael Eavis sarà Paul McCartney; l'ex Beatle è autore di parecchi tra i migliori brani pop dello scorso secolo, ma, come per Rod the Mod, anche l'età anagrafica alla fine conta ed i giovani non è che facciano la fila davanti ai negozi per correre a comprare i suoi lavori. Ma quando si esibirà sui terreni della tenuta di Pilton, Somerset, c'è da scommetterci: al diavolo i nomi trendy e cool, se intonerà qualche vecchio pezzo dei Beatles anche i rappettari più urbani si metteranno a canticchiare. Non che il vecchio Eavis non abbia pensato anche a quelli che hanno una quarantina d'anni meno di Macca. Tra i nomi che girano, per il "Glasto" del prossimo giugno, vi sono gli Oasis, i Red Hot Chili Peppers, gli Strokes ed i Kings Of Leon. Quest'ultimi, in particolare, saranno i penultimi a salire sul palco nel corso della serata del venerdì. Delle firme indie ed underground si sta occupando Emily, la figlia di Michael; in un futuro che ci si augura lontano, secondo alcuni, sarà proprio Emily a tenere le redini del festival.
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