
Approfittando di una momentanea sospensione delle attività dei Depeche Mode, Martin Gore pubblica il suo album solista "Counterfeit2", una sorta di seconda puntata dell'EP "Counterfeit" uscito nel 1989. Come accadeva anche in quell'occasione, Gore si concentra esclusivamente su materiale di altri autori, attingendo a fonti disparate (fra gli altri, John Lennon, Nick Cave, Julee Cruise, Kurt Weill e Velvet Underground). La scelta di un album di cover è, oltre che un tributo, una specie di necessità. "Non credo che sia una buona idea registrare canzoni mie al di fuori dei Depeche Mode perché non sono un autore prolifico", spiega Martin. "Già adesso ci mettiamo tre o quattro anni per completare un album, se poi usassi undici o dodici pezzi per il mio disco solista, passerebbero probabilmente sei anni fra un disco e l'altro della band e gli altri non ne sarebbero molto contenti".
La selezione dei brani non segue particolari criteri stilistici: "Alcuni pezzi vanno indietro ai miei anni formativi, al periodo in cui ho cominciato ad appassionarmi alla musica, ma ci sono anche canzoni che non conoscevo fino all'anno scorso. Quello che conta è il feeling generale della canzone, l'emozione che riesce a catturare". Il singolo "Stardust", un pezzo portato originariamente al successo da David Essex negli anni '70 ha una doppia valenza per Gore: "Mi piaceva quando ero un ragazzino, ma il fatto che il testo parli del successo nel modo dello spettacolo la rende perfetta per me e quindi ancora più interessante".
Quanto ai Depeche Mode, passerà ancora un po' di tempo prima di rivederli in azione. "Verso la fine dell'anno torneremo a discutere di quello che faremo in futuro. Immagino che rientreremo in studio a metà del 2004", dichiara Martin. "Ce la prendiamo con calma, ma abbiamo sempre fatto così. Se avessimo pubblicato un album ogni anno, forse saremmo finiti intorno al 1990".
Il resoconto completo dell'incontro con Martin Gore sarà disponibile a breve nella sezione interviste di Rockol.
La selezione dei brani non segue particolari criteri stilistici: "Alcuni pezzi vanno indietro ai miei anni formativi, al periodo in cui ho cominciato ad appassionarmi alla musica, ma ci sono anche canzoni che non conoscevo fino all'anno scorso. Quello che conta è il feeling generale della canzone, l'emozione che riesce a catturare". Il singolo "Stardust", un pezzo portato originariamente al successo da David Essex negli anni '70 ha una doppia valenza per Gore: "Mi piaceva quando ero un ragazzino, ma il fatto che il testo parli del successo nel modo dello spettacolo la rende perfetta per me e quindi ancora più interessante".
Quanto ai Depeche Mode, passerà ancora un po' di tempo prima di rivederli in azione. "Verso la fine dell'anno torneremo a discutere di quello che faremo in futuro. Immagino che rientreremo in studio a metà del 2004", dichiara Martin. "Ce la prendiamo con calma, ma abbiamo sempre fatto così. Se avessimo pubblicato un album ogni anno, forse saremmo finiti intorno al 1990".
Il resoconto completo dell'incontro con Martin Gore sarà disponibile a breve nella sezione interviste di Rockol.
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