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25 anni di 'Rock Targato Italia', parlano gli organizzatori: 'Piccolo è bello'

In un quarto di secolo ha visto sfilare sul suo palco artisti oggi affermati (e allora al debutto) come Timoria, Marlene Kuntz, Vibrazioni, Ligabue, Giulio Casale (Estra), Litfiba, Radiofiera e molti altri. E, in due decenni e più di attività, ha visto cambiare radicalmente l'industria musicale, alla quale ieri era legata a doppio filo, entrando senza troppo preavviso nell'epoca dei social media, del digitale e del do it yourself: Rock Targato Italia, decano dei concorsi per rockband emergenti, doppia la boa dei 25 anni di attività e festeggia - in occasione delle finali nazionali dell'edizione 2013, in programma al Legend 54 di Milano i prossimi 12, 13 e 14 settembre con grandi ospiti. O vecchi amici, a seconda dei punti di vista.

"A trovarci passeranno Omar Pedrini, che coi Timoria ha debuttato giusto alla prima edizione della nostra manifestazione, Giulio Casale, nato artisticamente con gli Estra e oggi interprete di colossi del cantautorato come Gaber e De André, e Ricky, frontman dei local hero veneti dei Radiofiera", spiega Francesco Caprini, storico patron della manifestazione: "Ragazzi nati tra fine anni Sessanta e inizio anni Settanta, artisti che hanno iniziato con noi e che dopo tanti anni, dopo essere cresciuti artisticamente, tornano là dove hanno cominciato". Il tempo è passato, e si sente: se una volta era il rock a farla da padrone, oggi i generi in gara non si contano più, tra contaminazioni world, hip hop, neo folk e altro. Una cosa non è cambiata: l'approccio al concorso, con 20 finalisti tra i quali una giuria di esperti e addetti ai lavori (tra i quali figurano il discografico di lungo corso - ora a Recmedia - Filippo Broglia e il fondatore della Nar Mario Limongelli) che sceglierà gli 8 vincitori, ai quali verrà accordata la presenza sulla compilation della manifestazione e la promozione sui circuiti radiofonici indipendenti e dei live club.

"Certo, un tempo come premio bastava un provino con la Polygram", ricorda Caprini: "Oggi è tutto cambiato. L'home recording offre la possibilità a tutti di realizzare dischi a casa propria, e i social media permettono ai giovani gruppi di costruirsi un'immagine senza aiuti esterni. Con il collasso dell'industria discografica siamo stati costretti a cambiare l'offerta da fare alle giovani band: non più la possibilità di un contratto con la major, ma una promozione concreta su un circuito di oltre 500 emittenti radio indipendenti su tutto il territorio nazionale, più la possibilità di esibirsi nei club che ospitano le selezioni regionali e di venire promossi sui nostri canali digitali". Più lo sfruttamento di un network costruito in 25 anni di attività che un riscontro immediato in solido: "Siamo molto intransigenti, su questo punto", continua Caprini, "Sappiamo che gli artisti, specie all'inizio, abbiano qualche tendenza autolesionista e si lascino abbagliare da promesse che vengono poi puntualmente disattese. Noi mettiamo tutto nero su bianco. Oggi più che mai, piccolo è bello. Noi siamo piccoli - anche come budget, quando i Comuni ci chiamano per ospitare una selezione offrono patrocini da 15/20mila euro: non siamo il Festivalbar - ma mettiamo l'artista al centro della nostra attività. Non vincoliamo nessuno: i brani che compaiono sulla nostra compilation sono sì legati a noi da edizioni - del resto, sono la nostra memoria storica - ma l'artista è libero di disporne per qualsiasi tipo di pubblicazione. E, finito il concorso, ognuno per la sua strada, senza nessun legame".

Una lunga storia e una grande tradizione, legata anche a nomi importanti: tra i big oggi arrivati che mossero i primi passi sui palchi di Rock Targato Italia, c'è chi ha dimostrato una memoria piuttosto corta, nei confronti di chi gli diede credito per primi? "La mia autostima ipertrofica mi impedisce di chiamare gli artisti per chiedergli di presenziare alle nostre serate", dichiara Caprini: "Tutto deve nascere in modo spontaneo. E' stato Omar a chiamarmi e a dire: 'Per il vostro compleanno verrò a trovarvi e vi regalerò due canzoni'. Non mi sento davvero di domandare niente a nessuno. E' però vero che la mancanza di riconoscenza è il peccato originale dell'industria musicale italiana. E' la stessa cosa che ha stroncato il Club Tenco. Lavoro anche con giovani gruppi inglesi e francesi, e devo ammettere che i nostri sono migliori. E sarebbe bello vedere qualche grande artista fare capolino alle nostre serate per affiancare qualche emergente. Farebbe bene alla scena, soprattutto. All'estero succede, anche spesso, ma qui ragioniamo in modo diverso, purtroppo...".

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