
The (International) Noise Conspiracy: ‘Volevamo essere i Public Enemy’ (12 ottobre 2001)
Il nome The (International) Noise Conspiracy può non dire molto a coloro che si nutrono di musica “impegnata” come quella dei Rage Against The Machine, degli Asian Dub Foundation, dei 99 Posse e – perché no – di Manu Chao.
Eppure questo gruppo svedese, socialmente e musicalmente attivo dal 1998, calca i palchi europei da quasi un decennio, con diverse formazioni dai nomi surreali come Refused, Separation e Doughnuts; e oggi gioca con la politica, l’arte e la grafica, in modo forse più efficace e divertente dei colleghi sopra citati.
Gli (International) Noise Conspiracy, in procinto di pubblicare il terzo lavoro intitolato “A new morning, changing weather”, amano condensare in un solo brano tanti e vari elementi in grado di “rendere più coscienti le persone, di farle incuriosire e spingerle a riempirsi la testa di informazioni utili per vivere in modo consapevole”, come ha spiegato a Rockol il bassista Inge Johansson. Inge risponde alla telefonata di Rockol chiuso in camera da letto, perché lassù in Svezia il vento freddo ha fatto dimenticare in fretta l’estate. E forse, in questo momento, indossa proprio una delle solite uniformi militari utilizzate in scena. “Perché”, spiega ridendo Inge, “ci piace vederci vestiti in quel modo, ci ricorda alcuni gruppi che stimiamo, come i Public Enemy. E’ semplicemente divertente, fa scena… è rock, è sexy, è eccitante. E inoltre ci serve a dimostrare alla gente che siamo un vero gruppo. Vogliamo far capire che le anime degli (International) Noise Conspiracy sono molto più forti se unite, e non isolate”. E’ impossibile evitare l'argomento della politica intervistando un gruppo del genere, che sul palco porta tutta la rabbia più furiosa e scatenata grazie a musiche impregnate fino all’osso di punk, rock ‘n’ roll, beat, soul e atmosfere anni ’60. Inge sembra molto indeciso quando gli si chiede, mentre tira lunghi e pensierosi sospiri, che cosa sia stato più importante nella sua vita, se il raggiungimento di una radicata coscienza politica o la scoperta della musica. “Ogni componente del nostro gruppo si è sempre interessato, in modo attivo, ai temi politici o musicali. Prima di formare gli (International) Noise Conspiracy militavamo in gruppi punk o hardcore e ci interessavamo di politica. E’ tutto questo che ci ha uniti”. Inge non ha il tono di un esagitato, un “punk” nell’accezione più banale e scontata del termine. E’ tranquillo e sereno, e risponde garbatamente alle domande, anche a quelle che – probabilmente – sarebbero più opportune se rivolte ad un politico professionista. “Eravamo tutti coscienti, quando ci siamo conosciuti, di ciò che volevamo essere”, racconta Inge con frasi brevi e frammentate, “e la musica punk-rock era la risposta. I nomi che ci hanno ispirati sono moltissimi: personaggi della letteratura, della musica, della politica, dell’arte, del cinema. Personalmente mi piace rubare tutto ciò che posso, succhiare il nettare necessario per arricchire la mia coscienza e la mia conoscenza. Purtroppo mi sento costretto a dire che la musica non può cambiare il mondo. E’ impossibile. Ma, certamente, la musica può cambiare le persone, e può raggiungerne tantissime, colpendone l’immaginazione e la sensibilità”. Anche se si cerca di spostare il discorso su argomenti più frivoli per alleggerire la conversazione, Inge continua a parlare delle sue passioni, quelle che – prima di diventare un musicista a tempo pieno – alimentavano le sue speranze e la voglia di “non arrendersi mai”. “MC5, gli Who, gli Smiths… poi ci sono i Four Tops, i Jam, i Rolling Stones, le TLC; e poi Billy Bragg, i Clash… insomma, quando parliamo di musica ciò che ti posso dire è che gli (International) Noise Conspiracy hanno assorbito di tutto”.
Inge snocciola nomi e parole come fossero le acque inquiete di un fiume in piena, e non si ferma. Probabilmente ha paura di dimenticare il nome, quello – forse per lui – più importante. “I Public Enemy? Li ho già detti, no? Noi non abbiamo alcun ‘rispetto’. Ascoltiamo di tutto. Da Blondie a Chuck Berry, dalle Destiny’s Child a Sly & The Family Stone… un po’ di Cure e Dr. Dre. Ma i Public Enemy! Noi volevamo essere come loro, e, naturalmente, più di loro!”.
Il nome The (International) Noise Conspiracy può non dire molto a coloro che si nutrono di musica “impegnata” come quella dei Rage Against The Machine, degli Asian Dub Foundation, dei 99 Posse e – perché no – di Manu Chao.
Eppure questo gruppo svedese, socialmente e musicalmente attivo dal 1998, calca i palchi europei da quasi un decennio, con diverse formazioni dai nomi surreali come Refused, Separation e Doughnuts; e oggi gioca con la politica, l’arte e la grafica, in modo forse più efficace e divertente dei colleghi sopra citati.
Gli (International) Noise Conspiracy, in procinto di pubblicare il terzo lavoro intitolato “A new morning, changing weather”, amano condensare in un solo brano tanti e vari elementi in grado di “rendere più coscienti le persone, di farle incuriosire e spingerle a riempirsi la testa di informazioni utili per vivere in modo consapevole”, come ha spiegato a Rockol il bassista Inge Johansson. Inge risponde alla telefonata di Rockol chiuso in camera da letto, perché lassù in Svezia il vento freddo ha fatto dimenticare in fretta l’estate. E forse, in questo momento, indossa proprio una delle solite uniformi militari utilizzate in scena. “Perché”, spiega ridendo Inge, “ci piace vederci vestiti in quel modo, ci ricorda alcuni gruppi che stimiamo, come i Public Enemy. E’ semplicemente divertente, fa scena… è rock, è sexy, è eccitante. E inoltre ci serve a dimostrare alla gente che siamo un vero gruppo. Vogliamo far capire che le anime degli (International) Noise Conspiracy sono molto più forti se unite, e non isolate”. E’ impossibile evitare l'argomento della politica intervistando un gruppo del genere, che sul palco porta tutta la rabbia più furiosa e scatenata grazie a musiche impregnate fino all’osso di punk, rock ‘n’ roll, beat, soul e atmosfere anni ’60. Inge sembra molto indeciso quando gli si chiede, mentre tira lunghi e pensierosi sospiri, che cosa sia stato più importante nella sua vita, se il raggiungimento di una radicata coscienza politica o la scoperta della musica. “Ogni componente del nostro gruppo si è sempre interessato, in modo attivo, ai temi politici o musicali. Prima di formare gli (International) Noise Conspiracy militavamo in gruppi punk o hardcore e ci interessavamo di politica. E’ tutto questo che ci ha uniti”. Inge non ha il tono di un esagitato, un “punk” nell’accezione più banale e scontata del termine. E’ tranquillo e sereno, e risponde garbatamente alle domande, anche a quelle che – probabilmente – sarebbero più opportune se rivolte ad un politico professionista. “Eravamo tutti coscienti, quando ci siamo conosciuti, di ciò che volevamo essere”, racconta Inge con frasi brevi e frammentate, “e la musica punk-rock era la risposta. I nomi che ci hanno ispirati sono moltissimi: personaggi della letteratura, della musica, della politica, dell’arte, del cinema. Personalmente mi piace rubare tutto ciò che posso, succhiare il nettare necessario per arricchire la mia coscienza e la mia conoscenza. Purtroppo mi sento costretto a dire che la musica non può cambiare il mondo. E’ impossibile. Ma, certamente, la musica può cambiare le persone, e può raggiungerne tantissime, colpendone l’immaginazione e la sensibilità”. Anche se si cerca di spostare il discorso su argomenti più frivoli per alleggerire la conversazione, Inge continua a parlare delle sue passioni, quelle che – prima di diventare un musicista a tempo pieno – alimentavano le sue speranze e la voglia di “non arrendersi mai”. “MC5, gli Who, gli Smiths… poi ci sono i Four Tops, i Jam, i Rolling Stones, le TLC; e poi Billy Bragg, i Clash… insomma, quando parliamo di musica ciò che ti posso dire è che gli (International) Noise Conspiracy hanno assorbito di tutto”.
Inge snocciola nomi e parole come fossero le acque inquiete di un fiume in piena, e non si ferma. Probabilmente ha paura di dimenticare il nome, quello – forse per lui – più importante. “I Public Enemy? Li ho già detti, no? Noi non abbiamo alcun ‘rispetto’. Ascoltiamo di tutto. Da Blondie a Chuck Berry, dalle Destiny’s Child a Sly & The Family Stone… un po’ di Cure e Dr. Dre. Ma i Public Enemy! Noi volevamo essere come loro, e, naturalmente, più di loro!”.
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