
Andrea Bruschi è uno di quei personaggi dal fascino particolare. Elegante, sobrio, ma allo stesso tempo genuino e alla mano. E soprattutto poliedrico: compositore, cantante, ma anche attore per registi come Peter Greenaway, Guido Chiesa e Catherine Hardwicke. Il progetto Marti è farina del suo sacco, un'esperienza nata a metà degli anni Duemila, concretizzatasi nel 2006 con l'album d'esordio “Unmade beds”, un disco che ha ottenuto ottimi riscontri sia in Italia che all'estero.
Abbiamo incontrato il musicista genovese in quel di Berlino, città nella quale si è trasferito nel 2008. Quella con Rockol è la sua prima intervista rilasciata in Italia per presentare il suo nuovo album “Better mistakes”, secondo capitolo discografico pubblicato lo scorso 27 maggio dall'etichetta canadese FOD Records e distribuito in Italia da Goodfellas.
Quasi cinque anni sono trascorsi dal disco d'esordio, un periodo piuttosto lungo. “In realtà su “Unmade beds” abbiamo lavorato per tre anni” - racconta Andrea - “prima in Italia poi all'estero, con relativi tour. Nel 2009 è stato registrato il nuovo disco e l'anno successivo è stato pubblicato in Inghilterra e Germania. Con l'etichetta abbiamo poi deciso di fare le cose per bene anche in Italia e di uscire nel modo migliore possibile, cercando con calma distribuzione, ufficio stampa e tutto quanto”.
“Better mistakes” è stato appunto prodotto dall'etichetta canadese FOD Records, registrato ad Amsterdam con un produttore del calibro di Bob Rose, un'orchestra ed un ospite d'eccezione come Clive Deamer, batterista già con i Portishead, Robert Plant e recentemente al fianco dei Radiohead in veste di secondo batterista. “La FOD mi ha concesso l'opportunità di una produzione importante, quasi impensabile al giorno d'oggi. Praticamente un sogno per un progetto come questo con alle spalle solo un disco. Lavorare con un'orchestra e con professionisti come Bob e Clive è stato molto eccitante e allo stesso tempo una bella sfida. Quando sei in studio con gente così devi poi esserne all'altezza”.
Un disco internazionale, insomma. “Esattamente si, è il respiro che voglio che abbia la musica dei Marti. Voglio creare sempre cose nuove, cercare di non ripetermi. Questo nuovo album è indubbiamente influenzato dalle atmosfere mitteleuropee che si respirano a Berlino, città nella quale vivo da un po', che forse oggi possiamo considerare la New York d'Europa. Ma è ispirato anche ad altre città, ai viaggi”. Anche il cinema ha una componente importante nella musica dei Marti, ma non solo per la professione di attore che Bruschi svolge parallelamente a quella di musicista. “In realtà io mi sento prima musicista che attore. Ho sempre ascoltato musica che considero cinematografica. Album come quelli dei Tindersticks, “Low” di David Bowie, i Soft Cell, Nick Cave e Warren Ellis e in Italia Luigi Tenco (tutte influenze che si sentono chiaramente nel disco, nda). Questi sono i miei padri musicali. Anche avere l'opportunità di registrare con un'orchestra è stato determinante e molto influente. E poi mi piace raccontare storie, ogni canzone è un racconto, un mini-film. Un uomo che va a sposarsi a L'Avana (“Havana bride”), la ragazza che spegne i lampioni (“The girl who turns off street lamps”) e quella di un lavapiatti (“The return of the dishwasher”), storie di discesa e a volte di risalite”.
I Marti non sono solo Andrea Bruschi, ma come ci tiene a sottolineare il frontman, sono completati da Claudia Natili (basso, contrabbasso) e dal polistrumentista Simone Maggi: “Entrambi hanno un ruolo molto importante nel progetto. Sono musicisti veri, ai quali basta dare un'indicazione per sviluppare delle idee interessanti. Io sono quello che scrive è vero, ma con loro arrangiamo poi i brani e li modelliamo nella loro forma finale”.
Nell'album c'è anche una rilettura in italiano della prima canzone “The price we pay”, intitolata “Per pochi attimi”, con il testo composto da Francesco Bianconi dei Baustelle. “Sono molto contento che Francesco abbia collaborato a questa canzone. Lo ringrazio molto e anzi, spero che l'esperienza si possa ripetere. In futuro mi piacerebbe fare altre versioni in italiano dei miei brani e chissà che non si possa di nuovo lavorare insieme”.
Qualche idea per il futuro è quindi già in cantiere: “Certamente. Adesso ci stiamo concentrando sui live, che sono una dimensione molto importante per i Marti. Il 4 agosto ci sarà un'anteprima del tour presso il Festival Arenasonica a Brescia, città che ha sempre apprezzato la nostra musica e da dove ci sembrava bello partire. E poi stiamo definendo le ultime cose per la tournée nei club in autunno e inverno, prima in Italia e poi presumibilmente anche in Germania e Francia”.
E prima di ascoltare un nuovo disco dei Marti questa volta non dovrebbe passare molto tempo. “Ho già scritto molti brani nuovi, sono praticamente pronti. Penso che un nuovo album potrebbe vedere la luce già nel 2012, prodotto ancora una volta dal grande Bob Rose e con altre collaborazioni importanti. Aspettatevi sorprese!”.