
Attrazione fatale, più o meno come in autostrada quando c'è un incidente e tutti si fermano a guardare anche se non si dovrebbe, spirito d'emulazione o semplice curiosità? Cosa stia spingendo tante persone a cliccare su "Friday", definita "la peggior canzone pop di tutti i tempi", è lavoro forse più da semiologo o da filologo che da comune giornalista. In breve. Il video di "Friday" di Rebecca Black, nel cui testo brilla il passaggio "domani è sabato, e dopo viene domenica", è stato cliccato già più di 13 milioni di volte e la canzone è entrata nella "Official iTunes download chart". E su Twitter il nome della Black, tredicenne californiana, è attualmente più popolare, ammesso che il paragone non faccia rabbrividire, che il recente terremoto giapponese. Immediatamente sono scattate le parodie, facilitate dal testo platealmente banale; c'è chi ha postato un video di "Friday" rifatta alla Bob Dylan e chi ha interpretato la canzone come se l'avesse composta il minimalista Steve Reich. Ma chi c'è dietro Rebecca? Adam Sherwin dell'Independent di Londra ha scoperto che la ragazza non è altro che un "prodotto" di Ark Music Factory, azienda
hollywoodiana che si fa pagare dai genitori ricchi per trasformare i loro figli in star.