Gli esercizi di stile dei King Crimson

Per certi gruppi il tempo sembra non passare mai, come dimostrano i due articoli – uno uscito su La Stampa a firma Marinella Venegoni, l’altro su Il Giorno a firma Andrea Spinelli – dedicati ai King Crimson in versione terzo millennio, con l’algido Robert Fripp a menare le danze, assistito dall’altro genio della chitarra che rispone al nome di Adrian Belew, oltre ai ‘soliti’ Pat Mastellotto (batteria) e Trey Gunn (basso).
Musica ad alto tasso di intellettualizzazione, anche se entrambi i reportage scorrono via ammirati: “Ascoltando il disco dei Crimson uscito da poco, «The construKction of Light», si potrebbero anche oggi scorgere gli estremi di un accanimento tecnicistico nel quale nessuna delle parti in causa ha la minima intenzione di staccare la spina; in breve, è un cd da alkaseltzer la cui somministrazione andrebbe prescritta almeno 5 volte al giorno a Nek. Però poi per fortuna, nel concerto che punta sui lavori più recenti - fra «Thrak» del ’95 e questo - l’atmosfera si distende e la serata scivola via interessante, a tratti esaltante e talvolta perfino divertente, fino all’apoteosi finale con l’inattesa cover di «Heroes» di David Bowie”, scrive Marinella Venegoni su la Stampa, non senza aver gettato prima l’occhio sul luogo prescelto per il concerto, al Teatro del Vittoriale di D’Annunzio a Gardone Riviera. Le fa eco Spinelli: “Uno show bello e sfrontato, capace di ricomporre attorno a Fripp e Adrian Belew (.) il nitido disegno creativo sfumato nell’ultimo quinquennio dal proliferare di “Projekts” talora anche distanti dallo spirito della produzione “ufficiale””.