A movimentare la vigilia dell’appuntamento con il concertone più famoso d’Italia ci pensa La Repubblica, che in un articolo a firma Carlo Moretti si interroga sulle ragioni che hanno portato all’assenza di molti big alla kermesse del Primo Maggio a Roma. Da Cortona risponde Jovanotti: «No, dal Papa al concerto del Primo maggio io non andrò, ma non per polemica: il fatto è che sarebbe come aggiungere una pastarella in una pasticceria. Innanzitutto nessuno mi ha invitato, il mio nome l'ho letto sui giornali. Inoltre, in un appuntamento che vuole rilanciare in mondovisione la campagna per cancellare il debito dei paesi più poveri, la mia presenza, dopo Sanremo, sarebbe stata solo un eccesso di vanità». (...)Nella sua bella casa di mezza collina a Cortona, con un occhio alla piccola Teresa di quindici mesi, il musicista combatte un fastidioso mal di schiena e mostra con orgoglio la nuova sala di registrazione dove pensa al prossimo disco, quello che segnerà la svolta dalle tabelle di marcia imposte dalle logiche discografiche. Ma soprattutto ha voglia di parlare tenendo ben stretto il filo di un tema che lo ha visto esporsi come mai prima su un terreno politico. Con tutto quelle che ne è seguito, a cominciare dalle accuse di combutta propagandistica con il governo dell'ex presidente del Consiglio, che lo ricevette a Palazzo Chigi il 23 febbraio insieme a Bono degli U2, anch'egli testimonial della campagna "Jubilee 2000", all'indomani del rap sul palco di Sanremo "Cancella il debito": «Accuse assurde, provenienti da chi vive in un mondo di deliranti dietrologie». Quali passi avanti ha fatto quella sua proposta? «Il disegno di legge giace in Parlamento, credo alla Commissione esteri della Camera. L'incontro con D'Alema ha però prodotto una modifica sostanziale, che ci aveva largamente soddisfatto: si è passati da 3 a 6 mila miliardi, è stato aumentato il numero dei Paesi interessati dal provvedimento, da 18 a 41. Devo dire che D'Alema ha mostrato un grande interesse e anche volontà di intervento. E' vero che sono passati solo due mesi, poi il governo è caduto, magari D'Alema l'avrebbe fatto domattina, non lo so... Io comunque mi vergogno un po' che nulla sia cambiato, non so esattamente cosa potesse fare di più il governo, ma visto che questo disegno di legge non è poi così complicato, si tratta di azzerare debiti comunque non esigibili, la maggioranza poteva far valere la forza dei suoi numeri. Ora con Amato c'è uno spazio di intervento in più: il nuovo presidente del Consiglio conosce bene il problema e ne ha più volte sostenuto la soluzione nella chiave che propone "Jubilee 2000", inoltre è stato varie volte in predicato di diventare il presidente del Fondo monetario internazionale». Ci vuole insomma un altro rap? «Ma no, va bene quello che ho già fatto, basta solo sostituire il nome, non cambia nulla. Il motore è ormai avviato, Sanremo mi è scoppiato tra le mani e ha prodotto un effetto a catena che ha sorpreso me per primo. A questo punto il mio ruolo è superfluo. Io rispetto al problema sono talmente piccolo, non posso essere illuminato di luce riflessa: a Sanremo io ero più forte del problema, visto che non interessava a nessuno. Ora ci saranno i messaggi del Papa, tante altre persone si sono nel frattempo mobilitate. Ora deve scendere in campo la politica, perché il debito nei paesi del terzo mondo sta producendo catastrofi di dimensioni che è difficile anche solo immaginare». Intanto la Chiesa ha pagato per riscattare i debiti che Zambia e Guinea avevano nei confronti dello Stato italiano... «È una cosa meritoria, certo. Però io torno al punto: il governo deve dare un segnale forte, non deve lasciare che questo diventi un tema soltanto cattolico, legato al Giubileo. Lo direi anche se il governo fosse di un altro colore politico, anche se ci fosse un governo di centrodestra. Perché questo è un tema che riguarda le persone, anche quelli che non ci credono, che non vanno alla messa. La politica deve prendere una posizione, è assurdo che la Chiesa compri i debiti con il suo 8 per mille. Ma che spenda quei soldi in altri modi, e ce ne sono miliardi di altri modi: costruisca pozzi, scuole, sennò è una partita di giro e allora cominciamo a parlare di denaro virtuale. Prenda una posizione il governo, è importante, anche perché l'Italia è più indietro rispetto agli altri Paesi del G8. Ma c'è una promessa di D'Alema che io qui vorrei ricordare, ci tengo molto...». Dica pure... «Di promuovere in tempi brevi e con tutti i mezzi a disposizione un incontro del G8 esclusivo sui temi della povertà. Nell'anno del Giubileo l'Italia è in grado di farlo, altrimenti lo può fare il prossimo anno quando nel 2001 sarà Paese guida del G8. D'Alema parlava di questa cosa, che sarebbe eccezionale, pensando di tenere l'incontro ad Addis Abeba in Etiopia, alla presenza di una rappresentanza di prestigio del continente africano. Spero che se non può fare di più, almeno che l'impegno venga fatto suo da chi di dovere».
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