Su "La Repubblica" articolo dedicato a Bill Frisell, che Giacomo Pellicciotti definisce «il più amato, creativo e richiesto chitarrista di oggi. L'ultimo album di Frisell "Ghost town" è il suo primo da solo. Una sfida vinta brillantemente dopo anni di vani tentativi, sovrapponendo chitarra, banjo, basso e loops con visionaria alchimia, pura psichedelia di fine secolo. Una sfida molto personale che Frisell spiega così: "Erano anni che volevo registrare un solo-album, progetto che ho rimandato più volte forse perché non mi sentivo ancora pronto. Ci avevo già provato nel 1982, ma strada facendo ho avuto paura e ho chiesto l'aiuto del contrabbassista Arild Andersen. Ora che ce l'ho fatta, mi sento come alleggerito di un peso". Che effetto le ha fatto collaborare con musicisti rock per lei poco familiari, come David Sylvian e Bono? "Mi è piaciuto molto lavorare con David Sylvian, anche se è rimasto poco della nostra collaborazione sul suo album. So che lui passa anni a fare un disco, mentre i miei tempi sono più vicini alla performance dal vivo. A Dublino ci sono andato su invito del produttore Hal Willner. E' stata un'esperienza selvaggia, tutti stipati nel piccolo studio degli U2, Wim Wenders, Bono e gli altri. (...) Mi ha molto impressionato Bono, come persona e come musicista. Ha un'incredibile intelligenza, è molto rapido e sa scrivere versi all'istante. E' un tipo molto caldo, assai lontano dallo stereotipo della rockstar vanesia e un po' stupida"».
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