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Moe, Ian, Johnny e gli altri: quando il rocker vota a destra

Moe, Ian, Johnny e gli altri: quando il rocker vota a destra

Aveva fatto (stranamente, ma poi nemmeno tanto) clamore la presa di posizione di Moe Tucker, già batterista dei Velvet Underground oggi madre di cinque figli e convinta sostenitrice del Tea Party, corrente di ultra destra del già conservatore partito repubblicano americano e strenua oppositrice delle politiche liberal attuate dall'amministrazione Obama. Certo, benché i grossi nomi del rock, tanto negli USA quanto in Gran Bretagna, siano tradizionalmente schierati con la fazione progressista (si pensi solo a Bruce Springsteen, R.E.M., Green Day e molti altri, tutti dichiaratamente democratici negli Stati Uniti, o - in Inghilterra - a Franz Ferdinand, Blur e Radiohead, divisi "a sinistra" tra labour e "green party"), non è affatto raro trovare rocker di chiara fama apertamente schierati con partiti decisamente conservatori. Oltre a singole esternazioni su temi precisi (fecero scalpore quelle di Eric Clapton sulla pena di morte), sono diversi, specie negli Stati Uniti, i musicisti apertamente - e fieramente - sostenitori delle varie anime del partito repubblicano: oltre a Moe Tucker, sono molti gli insospettabili ad essersi spesi a favore degli ideali che spedirono alla Casa Bianca George W. Bush. Da 50 Cent, che durante il suo mandato presidenziale lo elogiò pubblicamente, al compianto Johnny Ramone, che nel 2002 dichiarò "Dio benedica George W. Bush" nel corso dell'insediamento del suo gruppo nella Rock'n'Roll Hall of Fame, fino al chitarrista degli Aerosmith Joe Perry, che ammise di essere un repubblicano "hardcore" senza ripensamenti. Ted Nugent a parte - lui, tutto Dio, fucile e chitarra, che considerò seriamente di candidarsi contro Barack Obama nel 2004 alle elezioni per il Senato - anche il frontman degli Staind Aaron Lewis, recentemente datosi in veste solista al country (genere tradizionalmente considerato "di destra") ha espresso simpatie per il movimento ultraconservatore: "Credo fermamente nella Costituzione, e quindi credo fermamente nei limiti che essa impone alle autorità", ha detto il musicista in una recente intervista, "Penso che chiunque in questo Paese - gli USA - possa diventare una persona migliore se il nostro governo federale tornasse a fare il suo lavoro e la smettesse di ficcare il naso in faccende nelle quali non ha né diritto né ragione di prendere parola". E se pensate che il fenomeno sia solo americano, vi sbagliate di grosso: il tormentato Ian Curtis, compianto frontman dei Joy Division, nel 1979, assegnò la sua preferenza elettorale a Margaret Thatcher.

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