
Su "Il Giorno" intervista a J. Ax. Il rapper degli Articolo 31, in procinto di partire per il tour italiano, commenta il rap di Jovanotti a Sanremo: «Quell’esibizione non può essere considerata rap. E’ un’altra cosa. Il rap, quello vero, è esterno a certi meccanismi e il potere tende a prenderlo di mira perché non lo riesce a controllare. Teocoli che sfrutta il rap per le sue imitazioni è agghiacciante, perché non puoi ridicolizzare una cultura dal background tanto forte. (...) I rapper sono la classe operaia dello showbusiness, una categoria sempre in lotta. E’ vero che in America l’industria ha fatto proprie le voci dei ghetti e le ritrovi anche al fianco di Mariah Carey, ma almeno lì, dietro certe scelte, ci sono solo i soldi, mentre qui da noi anche un malcelato desiderio di cogliere i favori del pubblico. Un buonismo di facciata, canzoni scritte apposta per vendere, o per propugnare una propaganda politica mascherata da solidarietà». J. Ax parla poi del disco "Xché sì", che al momento non sta eguagliando il successo degli album precedenti. «Siamo molto soddisfatti, abbiamo già venduto 100mila copie e ci va bene così. (...) Non siamo ancora entrati nei primi dieci posti della hit-parade? Pazienza, meglio essere ultimi con dignità che primi con canzoni del cavolo. (...) Ma abbiamo fiducia nel fatto che alla fine il pubblico premierà la nostra coerenza. Abbiamo sempre ammirato gente come Francesco Guccini, che può permettersi di ignorare la tv perché vendere o meno non passa tra i suoi rischi».
Schede:
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale