
"Sotto questi due chili di cerone, quest'etto e mezzo di fondotinta, dietro questi occhi pieni di rimmel, signori c'è un'anima". Così si presentava Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, in un'intervista a Panorama del 1974. Aveva appena 23 anni, ma era già un personaggio in grado di cambiare come pochi la musica italiana. Di lì a poco, grazie a tormentoni come "Mi vendo", "Triangolo" e "Sbattiamoci" e alla sua carica di ambiguità e provocazione, Zero avrebbe conquistato miriadi di fan in tutta Italia.
Negli anni successivi ha consolidato la sua fama diventando un artista di culto, scrivendo canzoni più mature ma sempre amate dal pubblico. A differenza di altri artisti, non è mai stato onnipresente sui media e per questo conserva intatto il suo carisma misterioso a distanza di anni: forse perché si è sentito sempre e comunque un "diverso". Renato inoltre ha creato attorno a sé un pubblico di fedelissimi, da lui stesso definiti i "sorcini", che ancora oggi lo accompagnano a tutti i suoi spettacoli. E non è un caso che a partire dal 29 settembre, per festeggiare la ricorrenza, abbia deciso di organizzare "Sei Zero", una serie di 8 concerti in 11 giorni nella sua Roma, circondato proprio da loro e da tanti altri amici che lo hanno accompagnato durante la sua felice carriera: da Raffaella Carrà a Loredana Bertè.
L'ambiguità è sempre stata il filo conduttore della sua carriera. "Ma sei gay?" gli hanno chiesto almeno un milione di volte. Lui ha spesso negato, glissato, rilanciato. Ora ha promesso che spiegherà tutto con una canzone, mettendo per sempre a tacere le voci. Già, le canzoni: quelle che in 40 anni di carriera passati sui palcoscenici ma soprattuto in strada assieme alla gente lo hanno lanciato spesso in testa alle classifiche. Che, come "Spalle al muro" cantata al Festival di Sanremo nel 1991, lo hanno riportato in alto dopo la crisi degli anni Ottanta.
Oggi compie 60 anni, ha adottato un figlio che si chiama e Roberto e si sente giovane come prima. Ma al di là di tutto non ci sono parole migliori delle sue per descrivere quello che prova a distanza di tanto tempo: "A me la felicità non l'ha regalata nessuno, me la sono dovuta inventare - ha dichiarato in una recente intervista - non ho premi a casa, nel mio destino c'era scritto che io venissi premiato diversamente dagli altri artisti. A me le gratificazioni arrivano sempre e regolarmente dal basso". Difficile dargli torto.
(ga)
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