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L'ex leader dei Pavement - e inventore del cosidetto 'lo-fi' - racconta il suo secondo disco solista...

Nonostante uno dei passati più importanti che un rocker indipendente possa avere, Stephen Malkmus è quanto mai proiettato verso il futuro: chiuso il capitolo Pavement, l'ex leader della band che fece dell'attitudine lo-fi un fenomeno mondiale si rimette in gioco con un disco - "Pig lib", il secondo, da solista - quanto mai diretto ed essenziale. "Rock" nell'accezione più classica del termine, che ci permette di scoprire un Malkmus più chitarrista che cantante, capace ormai di interagire con la sua band -i Jicks- con un affiatamento davvero invidiabile. Ecco, più o meno nei dettagli, come è nato "Pig lib"...

Cos'é successo tra te e la tua band tra il tuo album di debutto e "Pig lib"?
Siamo innanzitutto cresciuti assieme, sia come persone che come musicisti, diventando - contemporaneamente - sia più "individui" all'interno del gruppo sia più "band". Abbiamo diviso assolutamente tutto durante la lavorazione a "Pig lib", e questo è stato molto positivo...

Come avete lavorato a questo nuovo disco?
Più o meno come al solito, sviluppando le idee tutti insieme, in studio. Solo che questa volta volevamo che "Pig lib" suonasse meno come un disco di studio, e che rispecchiasse esattamente il nostro suond dal vivo. Quindi abbiamo deciso di bandire ogni possibile "trucco" che viziasse il nostro suono: poi è stato divertente mixare il tutto, cercando di fare emergere le varie sfumature...

Quasi come si fa per il "live album"...
Più o meno: l'idea di base era quella. Ho cercato l'essenza del suono e la sua purezza più che in ogni altro disco che ho fatto nella mia carriera. Infatti avevamo tante versioni live di ogni pezzo da scegliere, per selezionare la migliore. Le uniche sovraincisioni che mi sono permesso sono stati quelli vocali. In effetti questo è un disco molto "live", ma è stato anche un album difficile da realizzare...

Tra l'altro ho letto che sei stato molto partecipe durante il missagio e la preproduzione di "Pig lib". E' stato importante per te diventare produttore?
Sì e no. Non ho curato l'intera produzione del disco. Il nostro tecnico del suono, Ryan, è un collaboratore storico di molte indie band famose, tipo Blonde Redhead e Black Heart Procession: abbiamo registrato negli stessi studi usati da questi gruppi, ed è stato molto interessante, anche se non sono un "topo da sala di registrazione"... Più che altro, mi piace girare tanti tipi di studi e cambiare apparecchiature ogni volta: anche coi Pavement mi piaceva cambiare spesso, per non fossilizzarmi su un solo tipo di suono ed avere sempre nuovi stimoli.

Hai optato per l'analogico o per il digitale per "Pig lib"?
Assolutamente l'analogico. Ho usato il computer solo un paio di volte per registrare delle voci, perché è molto più semplice rispetto ai metodi tradizionali, ma di norna odio tutti gli aggeggi digitali: anche se devo ammettere che, dopo tutto, non sono poi così male...

Ad ascoltarlo bene, sembra che questo disco sia più "rilassato" rispetto al tuo esordio solista: cosa ne pensi?
In effetti è più rock, più essenziale rispetto al primo disco: sì, forse non è sbagliato definirlo "più rilassato"... La produzione è più diretta, meno sofisticata: è anche un album "rock" nel vero senso della parola, nell'accezione più classica del termine, ma è anche vero che certe scelte, in sede di mixaggio e postproduzione, possono rendere un feeling molto caldo, avvolgente...

Come paroliere, ti sei ispirato a qualche scrittore?
Non particolarmente. Mi piace molto leggere e conosco tantissimi scrittori, ma non penso di essere influenzato dalla letteratura mentre scrivo i testi delle canzoni. Le parole, nei pezzi, sono per me qualcosa di divertente, e cerco di dare compattezza alle liriche: per questo - a parte qualche poeta - mi sento più ispirato da gente molto più "umile", se così si può dire... Penso a Bob Dylan, e ad alcuni gruppi punk...

Pensavo anche ad Italo Calvino, so che ti piace molto....
Assolutamente, è uno dei miei preferiti. Ha uno stile di scrittura - almeno nelle traduzioni che leggo - molto musicale. Anche se ultimamente, nella lista dei miei scrittori preferiti, si sono aggiunti anche Verga e Pirandello...

Come musicista, invece, quali sono i tuoi ascolti attuali?
Mi piacciono molto i Dead Meadow, un gruppo prodotto dall'etichetta sotto la quale sono sotto contratto, la Matador, e le Sleater Kinney... E poi tante altre band, poco famose, che non ti sto neanche ad eliminare: sono quelle, ultimamente, che mi appassionano di più...

Per il futuro hai qualche programma che esuli, in un modo o nell'altro, dalla musica? Ad esempio, hai avuto trascorsi come attore: ti vedremo mai al cinema?
No, non penso. Avevo fatto un cameo in un bruttissimo film ("Sweethearts", nel 1996: il mio ruolo era quello di un poeta pazzoide che passava tutto il giorno seduto in una caffetteria), ma non penso di ripetere l'esperienza, anche se certamente sono attratto da espressioni artiste come il cinema, la pittura eccetera. Il problema è che non penso di essere un bravo attore. E non ho mai neanche provato a diventarne uno. Certo, c'è chi ci riesce in maniera naturale, e dopo un paio di lezioni di dizione riesce già a fare bella figura davanti alla macchina da presa. Ma non è il mio caso. Diventare un bravo attore non è facile: nell'arte, in generale, ci vuole dedizione ed esercizio per emergere, non credo alle favole del genio innato e robe del genere. Non avendo voglia di impegnarmi per diventare bravo a recitare, non credo che farò mai più attore. Almeno non a breve... E poi adesso sono completamente assorbito dalla musica, da non aver tempo neanche per pensare ad eventuali "progetti collaterali"...

Come songwriter, com'è cambiato - se è cambiato - il tuo lavoro rispetto a quando facevi parte dei Pavement?
Non è cambiato in maniera sostanziale: comunque lo sviluppo delle mie idee segue percorsi, nel Jicks, molto simili a quelli che percorreva nei Pavement. Forse ora cerco di lavorare maggiormente sugli arrangiamenti di chitarra, inserendo assoli per rendere le canzoni più rock.. Comunque non saprei, cercherei non fare raffronti: sicuramente c'è stato un progresso, ma forse più a livello di feeling che altro...

In effetti sembra quasi che in "Pig lib" ti diverta di più a fare il chitarrista che non il cantante...
Esattamente. Suonare la chitarra mi è sempre piaciuto di più che cantare: sarei stato più contento di suonare solo la chitarra in una rock band, perché ho sempre cantato "per necessità". Non penso di avere una bella voce,e anche nel mio vecchio gruppo mi dicevo sempre, quando si trattava di cantare: "Accidenti, non può farlo qualcun altro?"... Invece suonare la chitarra mi diverte, mi stimola: sono un chitarrista nato. Mi piacciono parecchi chitarristi blues inglesi, come Tony McPhee dei Groundhogs, o altri come Neil Hagerty dei Royal Trux, mentre invece proprio non mi interessa lo stile di un John Squier, anche se Johnny Marr mi piace molto...

Per chiudere il discorso sul passato, cosa ne pensi di "The slow century", il "DVD testamento" dei Pavement?
Penso che sia un'ottima fotografia di quello che eravamo. Il regista, Lance Bangs, è un amico ancora prima di essere un'ottima persona. Ha lavorato duro per la realizzazione di "Slow century", e adesso mi fa piacere che le sue fatiche vengano apprezzate....

In effetti ora che i Pavement non esistono più tutti ne parlano: credi davvero che il tuo gruppo abbia avuto un'influenza così importante sulle nuove generazioni?
Penso che i Pavement abbiano avuto una certa importanza nel panorama musicale dello scorso decennio, ma non ho idea di quanto questa possa essere stata grande. Certo fa piacere sapere che molta gente di considera una fonte di ispirazione, ma bisogna anche ammettere come molti siano affascinati da una certa scena - che comprendeva altri gruppi oltre a noi, come i Guided By Voices per esempio - che all'inizio degli anni Novanta era più attiva che mai. E poi c'è questa faccenda dell'"estetica lo-fi": è sicuramente una cosa molto bella e interessante, perché di permette di esprimerti al meglio anche in mancanza di mezzi, ed ha riportato, seppure con dei limiti, le idee al centro dell'attenzione. Ma è pur vero che, nel momento in cui hai la possibilità di passare a sonorità più lussuose, quelle che - per intenderci - senti nei dischi dei tuoi eroi d'infanzia, del "lo-fi" ti dimentichi all'istante. A me è successo, e ti posso assicurare che è così. Quindi ridimensionerei, tutto sommato, l'aura di "sacralità" che circonda il gruppi di quel periodo...

Tornando invece all'argomento progetti collaterali, cos'è successo coi Silver Jews?
Io e Bob (Nastanovich, ex percussionista e animale da palco nei Pavement) non ne facciamo più parte: forse perché da quando ci siamo sciolti David (Bermann, fondatore del progetto) ha pensato di non poter più sfruttare "l'effetto Pavement" per venedere dischi e biglietti dei concerti, e quindi ci ha sbattuti fuori... (ride). No, seriamente, David ha preso il controllo della situazione, e sta cambiando un po' di cose. Ora non so cosa stia combinando, ma non posso che parlarne bene: mi piace David, sia come persona che come artista, ed il suo ultimo disco mi è piaciuto molto…

(Davide Poliani)

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