
Che Roger Waters - storico bassista dei Pink Floyd - sia un acceso difensore della causa palestinese è cosa nota da tempo. Ha scritto più di una lettera aperta a colleghi (tra cui Neil Young) proprio su questo argomento e l'ultima in ordine di tempo è indirizzata al produttore del leggendario album "Dark side of the moon", ovvero Alan Parsons.
In un post su Facebook, infatti, Waters ha chiesto a Parsons di astenersi dal tenere un concerto fissato a Tel Aviv, Israele. L'appello è stato ovviamente letto dal diretto interessato, il quale non ha esitato a rispondere - sempre via piattaforma social, con una lettera aperta - dicendo che non aveva alcuna intenzione di rinunciare al concerto (che si è tenuto il 10 febbraio, peraltro).
E' seguita una replica di Waters, che ha nuovamente rivolto un accorato appello al collega perché non appoggiasse la politica di Israele nei confronti della Palestina esibendosi a Tel Aviv... al che Parsons ha scritto una missiva privata all'ex Pink Floyd, chiedendo però che non venisse divulgata.
A questo punto Waters ha risposto con una nuova lettera aperta, rammaricandosi della decisione di Parsons di "schierarsi con la minoranza di artisti e accademici che supportano la politica dell'attuale governo israeliano".
Parsons però non l'ha presa benissimo e in un post su Facebook ha chiaramente spiegato: "Caro Roger, apprezzo la tua lettera e la tua passione. Comunque questa è una questione politica e io sono solo un artista. Faccio musica, è la mia vita. Tutti - non importa dove vivano, che religione professino o che ideologia seguano - meritano di ascoltarla, se lo vogliono. La musica non ha confini e neppure io".
Ora, come si suol dire, la palla è al centro e - in caso abbia voglia di continuare la discussione - toccherebbe a Waters la prossima mossa...