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«LA VALIGIA DELL'ATTORE - De Gregori, Francesco» la recensione di Rockol

De Gregori, Francesco - LA VALIGIA DELL'ATTORE - la recensione

Recensione del 11 feb 1998

Sony Music Video, durata 100’

La recensione

17 brani tratti dal concerto registrato lo scorso 22 aprile 1997 al Teatro Lirico di Milano, in quella che era la tournée intrapresa per presentare al pubblico le canzoni dell’album "Prendere e Lasciare". Un suono stringato, asciutto, essenziale, così come asciutto ed essenziale è De Gregori in questi ultimi anni di performances dal vivo, teso ad ispirarsi ancora una volta al Dylan artigiano che suona, non importa dove (compreso il Papa), per chi lo voglia ascoltare. E’ un folksinger senza tempo, Francesco De Gregori, con il volto appena indurito dal passare degli anni rispetto ai tempi di "Titanic" o "Viva l’Italia", e sì che stiamo parlando di album che hanno almeno 15 anni. E così eccoci a passare in rassegna una scaletta come tante, dei suoi concerti dello scorso anno, scaletta che parte subito con una sferzata d’energia: "Sangue su sangue" viene ironicamente da "Canzoni d’amore" ed è una bella mazzata, folk-rock duro di quello che De Gregori scrive da Dio. "l’agnello di Dio" è sulla stessa strada anche se non alla stessa altezza, mentre "La leva calcistica della classe ‘68" apre il sipario alla nostalgia, che prosegue con brani come "Alice", "Titanic", "L’abbigliamento di un fuochista". Con "Giorno di pioggia" si torna nel materiale più recente, che vede scorrere via "Prendi questa mano, zingara", la splendida "Compagni di viaggio", "Un guanto", altro capolavoro, e "Stelutis Alpinis", questa non certo una delle migliori a parere di chi scrive. Si torna indietro nel tempo con "La donna cannone" e "La storia", come dire il De Gregori poetico e quello politico, mentre "La valigia dell’attore", originariamente in prestito ad Alessandro Haber, viene qui ripresa e giustiziata in un altro modo, più raffinato da un lato e cinico dall’altro. A chiudere il tutto la canzone che De Gregori si ritrova ormai ad avere eletto come summa finale di qualsiasi sua prova, o almeno così verrebbe da pensare: si tratta di "Niente da capire", e in fondo, quello che conta davvero sono le emozioni. Il concerto ripreso su questo homevideo le lascia filtrare abbondantemente: il resto, una volta tanto, non ha importanza.

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