Stefano D'Andrea - LAMERIKANO - la recensione

Un cartello su un locale di New York dice "No cover". Lì, le band suonano solo canzoni proprie. Che differenza con i locali milanesi e italiani, dominati dalle cover band di Vasco o del Liga, dove proporre brani originali è un insulto... (Immaginaria conversazione con un gestore: "Suonate cover? no? allora no grazie").
Una differenza che racconta un mondo, anzi due.
"Lamerikano" racconta piccole storie così, spiegando "Perché gli Stati Uniti hanno ancora qualcosa da sognare (e noi no)", come recita il sottotitolo: un dettaglio, un incontro, una foto per spiegare due mondi diversi, senza preconcetti né a favore né contro l'America o il nostro paese. Solo cercando di capire.
Le storie che racconta Stefano D'Andrea - scrittore, autore radiofonico e titolare dell'omonimo blog da cui è nato il libro - non hanno a che fare con la musica, a parte quella citata. E a parte una riflessione sulla notorietà che parte da scatto rubato a Bjork, sorpresa una mattina per strada a NY a guardare una vetrina, come se fosse uscita da un remake di "Colazione da Tiffany".
Non parlano di musica, le storie di D'Andrea, dicevamo; ma sono storie raccontate con stile, con un pensiero e con acume, in un oggetto-libro d'altri tempi: carta spessa, belle foto a colori, una bella impaginazione a incorniciare la narrazione. Una lettura utile per capire il paese e la cultura che alla musica hanno dato di più.
(gs)