Capossela, Vinicio - LIVEINVOLVO - la recensione

Un’ora e mezza di pensieri, canzoni, frammenti stradali in una giornata del tour "Il ballo di San Vito". Motel, macchine, bicchieri, fogli di carta scritti, scarpe bianche colbacchi e peggiori amici ("che non sono quelli con cui ricordare, ma quelli con cui fare, qui, adesso..."): l’homevideo di Capossela è il tributo finale alla fase dell’imbuto ("lo discendiamo girone per girone, fino ad arrivare in fondo e fracassare lo zenith"), sorta di ineluttabile discesa verso il basso dell’esistenza che conduce dritto dritto allo scatafascio. Un giorno di tournée vissuto incamerati nella stanza di un motel, parlando di veglioni, ristoranti e di tutto ciò che è il presente, l’afferrabile, ciò che sta succedendo adesso. Pensieri stradali, in gran parte, nascono sulla strada e sono destinati ad essa. Le canzoni sono 17: "Il ballo di San Vito", "Zampanò", "L’accolita dei rancorosi", "Il corvo torvo", "Scivola vai via", "Che coss’è l’amor", "Al veglione", "Body guard", "La notte se n’è andata", "Stanco e perduto", "L’affondamento del Cinastic", Tanco del murazzo", "Contrada Chiavicone", "Il pugile sentimentale", "All’1.35 circa", "Camera a sud", "Tornando a casa". I monologhi, le battute, i frammenti, i ricordi, le descrizioni e le parolacce sono di Capossela, e probabilmente finiranno in un libro. Ammesso che lui riesca a finirlo (e che non sia il libro a finire lui)...