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«THE ROCK MUSICIAN - 15 YEARS OF INTERVIEWS. THE BEST OF MUSICIAN MAGAZINE - Autori Vari» la recensione di Rockol

Autori Vari - THE ROCK MUSICIAN - 15 YEARS OF INTERVIEWS. THE BEST OF MUSICIAN MAGAZINE - la recensione

Recensione del 25 feb 1998

St.Martin’s press

La recensione

"Musician è nato nel 1976, quando i pantaloni erano scampanati, il sesso era sicuro, e il punk iniziava appena a tirare su la testa. A quei tempi Musician era un giornale di jazz, che si divideva nel seguire tanto i puristi quanto gli amanti della fusion, e offrendo così una valida alternativa agli periodici che trattavano lo stesso argomento. I musicisti presero sul serio Musician sin dall’inizio, e in breve tempo molti dei musicisti rock più importanti, stanchi di perdere tempo con una certa stampa di settore, iniziarono a chiedere di poter essere intervistati da Musician.

Paul McCartney utilizzò Musician per rompere un silenzio stampa durato 10 anni e parlare dei Beatles. Gli Steely Dan, forse i più restii a concedersi alla stampa, concessero a Musician due lunghe interviste. Joni Mitchell vi colse l’occasione per spiegare il suo passaggio da un audience pop ad un’altra che capisse appieno il suo vocabolario e i suoi valori. E così dai primi anni ’80 Musician divenne un bel giornale rock che si occupava anche di jazz, piuttosto che un giornale jazz con occasionali puntate rock. Quello che Musician offriva - e che, a circa vent’anni di distanza da allora, continua a offrire - è un forum nel quale i musicisti possano parlare della propria creatività. Nient’altro. A volte la creatività arriva sotto forma di note musicali, a volte di testi, a volte di filosofia e a volte insieme a una storia. Musician ha cercato di afferrarla in qualunque modo si trovasse a passare". Una doverosa citazione iniziale da questo breve articolo introduttivo di Bill Flanagan, direttore di Musician e giornalista tra i migliori della scena statunitense. Sì, perché in quanto a cultura rock, gli Stati Uniti ne hanno da vendere, almeno a livello di giornalismo. Credo che soltanto gli anglosassoni, e in maniera forse minore i francesi, possano essere considerati giornalisti di stile, capaci di creare quando scrivono, capaci di perdere tempo su un attacco così come si farebbe su un libro. E’ per questo che testate come Rolling Stone, Spin e Musician ci regalano ancora interviste che è un piacere leggere prima di tutto dal punto di vista narrativo e poi da quello musicale. C’è una storia, in questo settore, e questo libro, che tra parentesi è in inglese e quindi potrà essere gustato ancora più a fondo perché in lingua originale, ve ne darà una dimostrazione. Più che interviste sono articoli, nei quali la psicologia dell’intervistato è messa a nudo almeno quanto la sua musica, se non di più. Si parla con George Clinton, Paul McCartney, Bruce Springsteen, U2, Marvin Gaye (nella sua ultima intervista), Prince, Pretenders, Johnny Rotten, Guns’n’Roses, Allman Brothers, Stevie Ray Vaughan ed Earl Palmer, e alla fine quello che ne viene fuori sono ritratti dettagliati, particolareggiati, di musicisti, impegnati a raccontare e a scrutare in fondo a se stessi. Come dei "dietro le quinte" resi pubblici, con in più quella continua separazione di ruoli che deve sempre esistere tra artista e giornalista, affinché il lavoro di chi scrive possa dare i suoi frutti. Né invidia né idolatria, ma diversità: è una semplice questione di ruoli. Le interviste di Musician ci ricordano anche questo, la dignità di fare del giornalismo.

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