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«FRIENDS THAT BREAK YOUR HEART - James Blake» la recensione di Rockol

Il consapevole e maturo spleen di James Blake

Il quinto disco dell'artista inglese, ora di casa a Los Angeles, segna un ulteriore percorso di crescita. Il suo disco più accessibile, ma che contiene anche collaborazioni sfiziose con slowtai e SZA.

Recensione del 14 ott 2021 a cura di Michele Boroni

Voto 8.5/10

La recensione

Sono passati dieci anni da quando dalla cameretta di James Blake uscì il suo disco d'esordio ricolmo di spleen, glitch e dubstep minimalista. Nel frattempo sono arrivati altri quattro dischi, una serie di importanti riconoscimenti (dalla nomination al Mercury Prize fino al Grammy), il trasferimento da Londra a Los Angeles, una fidanzata attivista e socialite, una serie di collaborazioni con la Champions League del pop contemporaneo da Beyoncé ai Bon Iver, da Frank Ocean a Kendrick Lamar, ma mantenendo sempre con il suo carico di rassegnazione e infelicità, questa volta dovuta agli amici che gli hanno spezzato il cuore. 

Ritorno al passato con maturità

Musicalmente parlando, con questo disco Blake torna un po' ai suoi primi due dischi in cui il suono del piano si sposava magnificamente con il soul melodico e un'elettronica drammatica e piena di tensione. Basta ascoltare di seguito le prime due tracce già uscite come singoli “Famous Last Words” e “Life is not the same” per capire come la capacità compositiva del buon James sia ancora brillante, e ora supportata anche da una produzione che è al tempo stesso mainstream e sofisticata. 
Ancora una volta emerge anche la sua capacità vocale che gli permette di affrontare il falsetto, ma anche il registro più basso non note più profonde e baritonali (“Say that you will” è esemplare). James Blake si è creato nel tempo una sua cifra, che per molti potrà sembrare sempre un po' la stessa, ma che in realtà nel corso di questi dieci anni si è evoluta, a volte spostandosi verso territori più d'avanguardia, altre volte più melò o più urban, ma sempre in modo molto riconoscibile. Forse questo disco è, rispetto agli altri, il meno coraggioso, mantenendosi nella formula collaudata di mescolare r&b sperimentale con ballate minimali e un po' lugubri, ma decisamente più accessibile a tutti; tuttavia il nostro qui è molto maturato nella composizione (nella title track si percepisce lo stile compositivo di Stevie Wonder - e qua e là si sente anche la lezione di Brian Wilson e Bon Iver) e si sa contornare anche da bravi collaboratori nella produzione – in “Foot Foward” compare anche il produttore hip-hop Metro Boomin'.

Le novità nei featuring

In realtà nuovi territori vengono esplorati in quelle canzoni che vantano delle collaborazioni con artisti apparentemente lontani dal mondo sonoro di Blake. Così in “Coming Back” le voci di Blake e la cantante r&b SZA si integrano e si stratificano creando un genere decisamente contemporaneo tra pianoforte vintage ed efficaci loop . “Frozen” con JID e SwaVay invece è un riuscito mix tra soul e rap e rappresenta una delle tracce più interessante e sperimentali, con un testo tra struggimento blakiano e cruda attualità. “Show me” mette in luce la voce di Monica Martin (nome da tenere d'occhio), mentre la versione di “Funeral” con slowthai - aggiunta sulle piattaforme in un secondo tempo - fa risaltare uno dei più interessanti rapper della scena inglese. 
Insomma, non si tratta di featuring dettate dalla casa discografiche, bensì di collaborazioni pensate e puramente artistiche. 

I testi 

L'autunno è il periodo ideale per ascoltare James Blake, infatti i suoi dischi escono sempre in questo periodo, perfetto per le sue canzoni emotivamente intense e intimiste. 
Il tema che attraversa il disco è il difficile terreno emotivo che ci si trova a percorrere quando le amicizie (ma spesso anche gli amori) finiscono: Blake affronta tutto questo con la solita sensibilità e delicatezza. 
Ogni canzone è una sorta di battaglia intima contro la sua insicurezza: “Mi sento invisibile in ogni città” canta in Funeral, uno dei pezzi più belli di questo disco, per poi supplicare “non mollare con me” e promettere “sarò il meglio che posso essere”. Sono testi semplici, con poche metafore (“Sei l'ultimo delle mie vecchie cose / Il calco delle mie ossa rotte” in “Famous Last Words”). Per chiudere, una citazione particolare va a “If I'm insecure” vero e proprio manifesto spleen del disco (“Se sono così felice/Come faccio a perdere tutto questo sonno? / Se sono l'unico figlio/ Perché mi sento come la pecora nera? /E se sono insicuro /Come ho fatto ad essere così sicuro/ a prendermi cura di te/ Fino a quando non ci sarò più”) 

 

Tracklist

01. Famous Last Words
02. Life Is Not The Same
03. Coming Back
04. Funeral
05. Frozen
06. I’m So Blessed You’re Mine
07. Foot Forward
08. Show Me
09. Say What You Will (04:40)
10. Lost Angel Nights
11. Friends That Break Your Heart
12. If I’m Insecure

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