«SILENCE GETS LOUDER
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Granada»
la recensione di Rockol
Granada: leggi qui la recensione di "Silence gets louder"
“Silence get louder” è il titolo del disco d’esordio dei romani Granada, band alt rock nata nel 2008, attiva musicalmente dal 2012 con l’EP “No way out”. Nove pezzi autoprodotti, tra indie e new wave.
Le chitarre prima di tutto. Tante chitarre, belle riverberate e impastate con la voce in primo piano. Così poi ti arriva la randellata di basso e batteria e fa ancora più effetto. Gli anni Novanta. L’Alt Rock. I Chaterine Wheel (“Angel”). I Bush. A questo aggiungiamo prima un tocco più indie rock anni Duemila, e una spruzzata più esplicitamente pop. Tipo i White Lies (“Smile”) ma più dark, ed ecco fatto.
Questo sono, dal punto di vista del suono, i Granada di “Silence gets louder”. La band nasce nel 2008 da un’idea di Fabio Mangiatordi e Alessio Corasaniti; a loro si aggiungono poi Gianfilippo Bonafede (basso) e Lorenzo D’Angella (batteria) e con questa formazione i quattro fanno il loro esordio nel 2012 con l’EP “No way out”. Da quel primo lavoro sono passati cinque anni, la band è cresciuta, maturata a suon di live (parecchi) e il risultato è questo primo full lenght intitolato appunto “Silence gets louder”, nove pezzi che musicalmente rientrano in pieno nella descrizione che ho fatto in apertura, registrati molto bene da Marco Compagnucci, mixati e masterizzati da Daniele Gennaretti.
Un disco solido, alternativo, anticipato dal buon singolo “Breakthrough”, pezzo piuttosto significativo in termini di sound, costruzione melodica e arrangiamento; again: tessuti di chitarre belle tagliate, riverbero a stratificare sostenuto da una sezione ritmica chirurgica e a posto così. Poco da aggiungere se non che penso che “Silence gets louder” sia un disco vecchia scuola nel senso più nobile del termine.
I ragazzi sanno quando è ora di premere sull’acceleratore e quando rallentare il ritmo per dare più respiro alla composizione (dall’ottima “The sky is falling in” in poi), mantenendosi però sempre nei canoni di quel rock anni Novanta senza fronzoli, che arriva dritto al punto a colpi di riff; musica con cui io sono cresciuto e in cui spesso e volentieri amo tuffarmi. Specialmente quando ci ritroviamo a distanza di così tanto tempo, e suona con questa qualità.
Perché in dischi come questo, la differenza la fanno gli ampli e le chitarre.
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