Debuttare come solista dopo più di 20 anni come frontman di una delle band più amate e importanti d'italia, una di quelle che è riuscita a unire la credibilità delle origini indie con il successo mainstream. Non è la sua prima avventura fuori dalla band, ma questa volta frontman dei Subsonica cu mette la faccia e il nome.
Samuel Romano ha spiegato che a Sanremo è stata sostanzialmente di passaggio: un'opportunita per presentare ciò che davero conta, l'album, che era già pronto al momento della chiamata in riviera. Certo, l'Ariston ha portato bene ai Subsonica: nel 2000 lì fecero il salto definitivo al mainstream.
Il cantante è riuscito a trovare, nelle 12 canzoni che compongono l'album, una propria chiave pop, un genere già praticato con la propria band, ma che qua Samuel frequenta in maniera diversa, più solare. Gli hanno dato una mano il produttore Michele Canova e il "fratello maggiore" Jovanotti, che firma 5 brani: "Più di tutto", "La statua della mia libertà", "Niente di particolare", "La luna piena" e "Voleva un'anima" (in cui duettano).
Chi segue un po' le cose della musica pop italiana sa che da qualche anno Canova è il produttore più ricercato e affermato e che - quando non lavora con i suoi due pilastri storici Tiziano Ferro e Jovanotti - ha la tendenza a "canovizzare" il suono degli artisti. Ha una firma sonora forte, fatta di suoni contemporanei, elettronici. Che si sentono anche qua, sia chiaro: i tastieroni vestono spesso le canzoni soliste di Samuel. Che però rimane se stesso, con una sua personalità ben precisa.
Certo, ci sono alcuni frangenti in cui Samuel isi "tizianizza" un po' (la scasione delle parole de "Il Treno") o si "jovanottizza" un po' (soprattutto nel quasi-reggaeton di "La statua della mia libertà", allegra nei ritmi e impegnata nel testo, che parla di migrazione). Ma sono eccezioni. La dimostrazione migliore è proprio il duetto, una canzone originariamente scritta per "Lorenzo 2015 cc". Parte quindi inevitabile come una canzone di Jovanotti, con Samuel che fa il controcanto; ma nel finale Samuel la fa completamente sua, con una linea melodica vocale che ha il suo marchio di fabbrica, ed è una delle cose più belle di questo disco, mentre Lorenzo che passa sullo sfondo a sostenere l'amico e collega.
Lo si sarà capito dalle prime canzoni diffuse e da quanto detto finora: Samuel ha trovato la sua identità solista in una dimensione meno cupa, più melodica, che gli permette di esplorare la sua voce in forme nuove. Ma non solo pop: tra le cose più belle dell'album c'è "La luna piena", ballata tradizionale ma con un bell'arrangiamento fatto di delicate coloriture sintetiche (portare questa a Sanremo sarebbe stato troppo scontato, ma nel disco funziona alla perfezione). O la title-track, che invece richiama mondi più decisamente elettronici - quasi trip-hop o alla Depeche Mode (e sì, qualche richiamo ai Subsonica).
Insomma, "Il codice della bellezza" è un'operazione riuscita: un disco di pop contemporaneo, prodotto bene e cantanto da una voce con una personalità importante, che è bello sentire in questa veste.
Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali
(“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di
cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge
sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri
contenuti informativi.
Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate
e, in generale, quelle libere da diritti.
Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da
fotografi dei quali viene riportato il copyright.
È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in
caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della
pubblicazione, ignoto.
Segnalazioni
Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non
rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida
valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata
rimozione.