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«PRIVATE MUSIC - Deftones» la recensione di Rockol

I Deftones al loro album più completo per conquistare le radio

Con il nuovo e decimo album, "Private music", Chino Moreno e soci firmano una lezione di rinascita

Recensione del 03 set 2025 a cura di Elena Palmieri

Voto 8/10

La recensione

Può sembrare sorprendente, ma notando come nelle tendenze del pubblico alcuni linguaggi si muovono per cicli, ha perfettamente senso che una band come i Deftones diventi inaspettatamente un caso virale sui social di nuova generazione. Dopo aver attraversato stagioni di consacrazione, silenzi e incertezze, cambiamenti in formazione e progetti paralleli, Chino Moreno e soci riescono comunque ad accrescere la loro influenza pubblicando dischi di alto livello. Cinque anni dopo aver bilanciato aggressività e lucidità con "Ohms”, la band di Sacramento torna con “Private music”, un lavoro cheriporta al centro la sua grammaticasonora con una forza che non deriva dalla nostalgia, ma da una nuova collocazione nell’ecosistema dell’ascolto contemporaneo.

Arrivando durante un processo di affermazione e in un momento di equilibrio, non trattandosi di un ritorno improvviso, il nuovo album dei Deftones si presenta come un’opera che sembra raccogliere tutte le linee della loro storia e condensarle in un corpo unico, essenziale e compatto. Il disco apre un percorso che alterna stratificazioni sonore e spazi di vuoto, costruendo architetture che sembrano collocarsi tra memoria e presente. Il brano di apertura e primo singolo estratto, “My mind is a mountain”, ha raggiunto in questi giorni il primo posto nella classifica Billboard “Mainstream Rock Airplay”, fornendo la dimostrazione di come il gruppo abbia trovato una nuova forma di visibilità. Si tratta di un traguardo che non apparteneva da tempo alla parabola di Chino Moreno e compagni, e che li riposiziona in una dimensione di dialogo con un pubblico più vasto. La struttura del pezzo gioca su un’introduzione deflagrante intervallata da un crescendo lento, con linee vocali che intrecciano vulnerabilità e tensione, fino al culmine che restituisce tutta la forza della band. “We've been waiting here patiently / Locked in this state, clocking our time”, dichiara Moreno all’inizio del brano, prima di concludere confessando la propria posizione “Negative space in cycles / Destroying our mental / Remains in our conscious / Constant”.

I Deftones non hanno mai vissuto solo dell’eredità dei loro classici “Around the fur” e “White pony”, ma non hanno neanche mai tradito il proprio passato. Ogni volta il gruppo sembra riprendere da dove aveva lasciato, prendendosi il titolo di band affidabile, pur riuscendo a saldare il passato con il presente. Oltre a salutare il bassista Sergio Vega, per il nuovo disco Chino Moreno, Stephen Carpenter, Frank Delgado e Abe Cunningham sono tornati ad arruolare Nick Raskulinecz, lo stesso produttore di “Diamond eyes” del 2010 e “Koi no yokan” del 2012. “Private music” assume così una certa schiettezza che porta la band al suo meglio. Dall’album emergono riferimenti a quei due lavori di oltre un decennio fa, come accade con il piglio di “Locked club”. I synth e il testo di “Ecdysis” hanno quel tocco macabro che regalano fin da subito uno dei momenti più riusciti del disco: “A symbol of our plague / Shakes our bones awake / Descending through ablaze / Inside these winds / This town becomes a lake / And it bathes our ghosts away / Ascending through my brain / Inside these winds”, è la sentenza che viene fatta nel ritornello conclusivo, tra urla e armonia.

Lungo le undici tracce di “Private music”, per oltre 40 minuti, la musica dei Deftones continua a muoversi in quello spazio liminale tra intimità e deflagrazione. Le chitarre si intrecciano con linee ritmiche precise e ossessive, mentre le voci si sovrappongono come strati di coscienza in continua collisione, sia da un pezzo all’altro, che all’interno di una stessa canzone. Dopo il feroce “cXz”, arriva anche una canzone d’amore alla Deftones: “I think about you all the time”. Ci si può poi lasciare andare come dentro a un circle pit con “Milk of the Madonna”, mentre “Cut hands” e “Metal dream” giocano sui punti di forza della band che torna a unire rap e metal, prima del cinematico finale di “Departing the body”.

Se nei lavori precedenti la band sembrava oscillare tra momenti di ispirazione e altri più statici, in “Private music” il flusso appare compatto, privo di dispersioni, come se la scrittura fosse stata guidata non dal desiderio di stupire ma dall’urgenza di esprimere. Cinque anni dopo “Ohms”, in cui si riconosceva il tentativo di ricapitolare ogni periodo della carriera della formazione di Sacramento, il nuovo album si presenta come il lavoro più essenziale e completo realizzato dai Deftones da molto tempo, capace di saldare il passato con un presente che non guarda più alla sopravvivenza ma a una nuova definizione della propria voce. Chino Moreno e soci tornano così a parlare di nuovo al mondo, mentre ogni eco si trasforma in memoria e ogni nota in promessa.

Tracklist

02. locked club (02:52)
03. ecdysis (03:28)
04. infinite source (03:32)
05. souvenir (06:10)
06. cXz (03:12)
09. cut hands (03:01)
10. ~metal dream (03:02)
11. departing the body (05:59)
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