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«MENTRE LOS ANGELES BRUCIA - Fabri Fibra» la recensione di Rockol

Mentre tutto brucia Fibra ci ricorda che possiamo essere migliori

L’undicesimo disco del rapper è una giostra divertente e dolorosa, un’altalena esistenziale.

Recensione del 22 giu 2025 a cura di Claudio Cabona

Voto 7.5/10

La recensione

È ancora possibile sorprendere il pubblico dopo undici dischi e oltre vent’anni di carriera? Perché è questo il punto. Fare musica, soprattutto oggi, non è un problema, ma farla che scuota e che lasci qualche cosa è molto complesso, questo è il vero nodo. A maggior ragione se si è un rapper arrivato quasi alla soglia dei cinquant’anni. Il rap si dice che sia un genere solo per i giovani, ma per fortuna anche qui in Italia c’è chi piccona questi slogan. “Mentre Los Angeles brucia” è uno dei dischi più ispirati che Fabri Fibra abbia mai scritto.

Non è perfetto, ma esattamente come “Caos” è un volo a planare dentro tutti i suoi modi di fare rap: ci sono le potenziali hit radiofoniche con frasi corrosive, alla “Propaganda” per intenderci, ci sono i pezzi cattivi e irriverenti alla “Mr.Simpatia”, e c’è la voglia di far pensare, di emozionare e rincuorare. Il ghigno da Joker distruttivo, Fibra non l’ha mai perso, ma neppure il desiderio di tendere la mano a chi ha una vita disastrata, ai margini, con cui il rapper riesce a empatizzare. Fibra è da sempre schiaffo e abbraccio. Il suo ultimo progetto è una giostra divertente e a volte dolorosa, un’altalena esistenziale. “Mentre Los Angeles brucia” è ricco di idee e di sorprese, e custodisce un messaggio diretto, pieno di vita: “possiamo essere migliori di così”. Anche nei pezzi più cupi c’è una luce. Per approfondirne i significati, potete leggere la nostra lunga intervista cliccando qui.

“L’avvelenata (pretesto)”, con il campionamento de “L’avvelenata” di Guccini, crea subito l’effetto wow: un j’accuse al mondo dell’industria potentissimo. “L’industria che è un supermercato, mettimi il prezzo”, rappa Fibra mentre si evoca quel “Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso” di Guccini. “Che gusto c’è” con Tredici Pietro e “Salsa piccante” con Gaia e Massimo Pericolo sono due pezzi alla Fibra, apparentemente pillole dolci grazie al sound accattivante, ma una volta andate giù hanno un retrogusto amaro nel testo. È lo stesso effetto che genera “Stupidi” con Papa V & Nerissima Serpe, un brano catchy che, però, sottolinea quanto ormai siamo degli alienati. In “Karma OK”, su un’ottima produzione, il rapper torna a puntare il dito, anche su se stesso: “Le etichette si aspettano sempre la hit, il rap italiano fa schifo. Tutti in cerca del singolo estivo, pure io non prendiamoci in giro. Meglio questo che starmene in giro. O rinchiuso dentro qualche ufficio a fotocopiare dal vivo”. “Milano Baby” con Joan Thiele è notturno e d’atmosfera, mentre “Come finirà?” è un pezzo d’amore ammaccato, ma non pessimista: “Vediamoci domani, costruiamoci un domani”.

In “Tutti pazzi” provoca: “Tutti a parlare del fascismo, ma sui social regna il fa-shit-storm”. “Sbang” con Noyz Narcos è un inno al potere della parola. Fibra sembra sempre poter rappare su tutto, la varietà musicale del progetto è alta, alcune tracce sono più efficaci di altre, ma senz’altro la prima parte è un po’ più lineare. Fino a che le fiamme dell’incendio non divampano e si entra nella seconda parte del disco, la più spiazzante: “Tutto andrà bene” è il cuore del disco, un pezzo doloroso e bellissimo su Anna e Marco, che non sono gli innamorati pieni di fantasmi di Lucio Dalla, ma due giovani vittime del bullismo. Si va ancora più negli abissi con “Mio padre”, un pezzo violento contro un padre che non c’è mai stato, con tutto quello che questo comporta. Una canzone che toglie il fiato, che poi ritorna grazie al soffio esistenziale di “Vivo”, con un campionamento di Andrea Laszlo De Simone, una sorta di “Vita spericolata” verace e autentica, in versione Fabri Fibra. “Figlio”, una lettera al figlio che il rapper non ha, è una sorta di continuazione di “Mio padre”.

“Cometa”, altra traccia fondamentale per capire il disco, sembra un manifesto nichilista: “Ci vorrebbe una cometa per cancellare tanto male, queste guerre, queste crisi, queste bombe tanto easy, queste armi sempre cariche, come non ci fosse un limite. Come fossimo in un vortice e chi tace poi è complice”. Ma non è così perché termina con “Cose mai viste, per chi resiste”. Non bisogna cedere alle fiamme, ci dice Fibra. I messaggi vocali dei produttori alla fine di “Mentre Los Angeles brucia”, la title track, sono un altro raggio di luce che trafigge le nuvole nere. Giusto il tempo di rimettere a posto i pensieri e di fare i conti con le proprie ferite, per partire “Verso altri lidi”.

A sorpresa, qualche giorno dopo, sono uscite anche sei nuove canzoni che sono dei pianeti a parte: “Nei mesi avevamo lavorato ad altre tracce che alla fine non erano riuscite a incastrarsi nel puzzle perfetto del disco. Non erano brani da scartare perché inferiori al resto, ma brani che esulano dal filo conduttore che lega le altre tracce. Mi dispiaceva molto l’idea di lasciarle in un cassetto perché questi brani hanno per me un valore ora, oggi, e potrebbero non avere più lo stesso significato se li tenessi in un cassetto fino al prossimo album". 

TRACKLIST
L'avvelenata (Pretesto)
Che gusto c'è (ft. Tredici Pietro)
Salsa Piccante (ft. Gaia & Massimo Pericolo)
Karma ok
Milano Baby (ft. Joan Thiele)
Come finirà?
Tutti pazzi
Tossico
Sbang (ft. Noyz Narcos)
Stupidi (ft. Papa V & Nerissima Serpe)
Tutto andrà bene
Mio padre
Vivo
Figlio
Cometa
Mentre Los Angeles Brucia
Verso altri lidi
Bonus: 
Stammi Vicino                                          
Invidia                                                      
Sinner                                                            
La fine del mondo                                         
Mille volte                                                     
Russian Roulette (ft. Ernia)            

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