Il manuale di resistenza de La Rappresentante di Lista

Fino al 5 gennaio, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2024 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua.  
Qua invece le candidature per i migliori live.

Un manuale di resistenza, un disco che squarcia le illusioni e insegue desideri. “Giorni felici”, il quinto album de La Rappresentante di Lista (qui la nostra intervista), è una danza sfrenata sull’orlo di un precipizio, è un canto liberatorio e ribelle mentre intorno c’è la guerra. La cantante, attrice e autrice Veronica Lucchesi e il polistrumentista, autore e produttore Dario Mangiaracina, con questo nuovo progetto in uscita, dimostrano ancora una volta che un’altra via è possibile. Il loro pop-rock indipendente e identitario, ma allo stesso tempo consapevole di dover stare dentro un mercato, e quindi non manieristico o autoreferenziale, è diventato un marchio di fabbrica. Le sanremesi “Amare” e “Ciao ciao”, presentate all’Ariston nel 2021 e nel 2022, hanno permesso al gruppo di tuffarsi nel mainstream, un pianeta su cui La Rappresentate di Lista può abitare, ma senza però snaturarsi. 

Una visione

“Giorni felici”, per questo motivo, gioca con il pop, ma lo fa con coscienza e con una visione, senza formulette, algoritmi o scimmiottamenti. E mantiene intatto anche il suo lato cantautorale e narrativo. Il titolo di questa quinta fatica ha un doppio significato che si ripercuote in tutti i testi delle canzoni: da una parte c’è il desiderio di squarciare il velo di menzogne, costruito per farci credere che i nostri siano “Giorni felici” (un esempio è “La città addosso” che parla di gabbie fisiche e mentali, oltre che di una tv che suggerisce “è tutto a posto” anche se non lo è) mentre dall’altra c’è il movimento, fisico e mentale, che spinge a non mollare, a non piegarsi alla sofferenza, andando a caccia di veri “Giorni felici”. Un esempio di questo tipo di poetica è “Ho smesso di uscire”, una delle tracce più belle del progetto.

I riferimenti

Il disco, in molti frangenti, a livello lirico, sembra partire dalla visione di un singolo, da una storia personale, ma in realtà la lente si allarga abbracciando una collettività e diventando fotografia di un sentimento comunitario, che riguarda tutti. I temi tipici della band rimangono: femminilità, complessità, rapporti sociali, libertà. Il sound, come anticipato, rimane pop, ma più sporco. Il gruppo dice di essersi ispirato a tanti artisti fondamentali nella loro crescita: Blur, Red Hot Chili Peppers, Cardigans, Beastie Boys, Rage Against The Machine. Non tutti i riferimenti sono immediati, ma ciò che arriva con chiarezza è la forza musicale e di racconto del gruppo. Quello della Rappresentante di Lista è un pop-rock, colto, intelligente, riconoscibile, libero, un pop-rock sempre più raro nel panorama italiano e per questo da difendere e supportare.