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«WALL OF EYES - Smile» la recensione di Rockol

The Smile, un album da ascoltare come un'opera

Il secondo (e più maturo) album della band di Thom Yorke

Recensione del 26 gen 2024 a cura di Giuseppe Fabris

Voto 8/10

La recensione

Quando si affronta la nuova opera di uno dei tanti progetti che popolano la galassia creatasi negli anni attorno al nucleo Radiohead è impossibile non pensare a quanto tempo dovremo ancora aspettare per ascoltare un disco della band o per assistere all’annuncio della loro fine.
Calendario alla mano le date prossime più importanti, in ambito radioheadiano, sono due: nel 2025 si festeggerà il trentennale di “The bends", secondo disco del quintetto, mentre l’anno successivo sarà passato esattamente un decennio dal loro ultimo album di studio: “A moon shaped pool”.
La nostalgia, però, Thom Yorke e soci l’hanno sempre lasciata ai fan, mentre loro si sono divertiti a sperimentare nuove direzioni sonore e ad imbarcarsi in mille collaborazioni e progetti paralleli che hanno ampiamente dimostrato di poter vivere sulle loro gambe: la musica dei Radiohead, anche se scritta in gran parte da Thom Yorke e Jonny Greenwood, avrà sempre e solo l’impronta dei cinque musicisti di Oxford.

In piena pandemia però, in un momento in cui molti dei componenti erano impegnati nei progetti solisti, Thom e Jonny hanno iniziato a mettere le basi per un nuovo progetto con il batterista Tom Skinner, fondatore dei Sons Of Kemet.
La band, rinominata The Smile, dopo alcuni singoli, nel 2022, ha pubblicato il disco di debutto, “A light for attracting attenction”, che, da subito, ha mostrato come i tre volessero far notare quanto potevano discostarsi dai vecchi tracciati. Ascoltando il disco si aveva l’impressione che la neonata band avesse una grande voglia di sperimentare ogni idea e il risultato è stato un disco con molte belle canzoni ma che, nel complesso,  poco si amalgamavano tra di loro.


Dopo due anni passati a suonare sui palchi di tutto il mondo i The Smile decidono di non perdere l’abbrivio e iniziano a registrare delle nuove canzoni: per la produzione viene scelto, un po’ a sorpresa, Sam Petts-Davies (al posto dello storico collaboratore Nigel Godrich) che in passato aveva collaborato con Thom Yorke per le registrazioni della colonna sonora del remake di “Suspiria”, diretta da Luca Guadagnino.


Il disco, registrato tra Oxford e gli Abbey Studios di Londra, si intitola “Wall of eyes”. L’impressione immediata è che questo disco sia da ascoltare come un’unica opera. A differenza del precedente non ci sono variazioni rock-punk, tutto suona in modo coeso ed omogeneo. Il sound creato dai tre con l’aiuto del produttore è denso, stratificato, pieno di dettagli, con un'orchestra che passa dall'essere un accompagnamento di fondo a ergersi in muri di archi che fanno mancare il fiato.  Questo è il disco di una band che ha creato un amalgama veramente unico, probabilmente grazie ai tanti concerti fatti insieme. 
L’album si apre con la title track, uno dei tre singoli anticipati negli ultimi mesi, una ballata per voce e chitarra che lentamente si allarga su un morbido tappeto di archi; è un brano leggero, ma che viene scosso da suoni dissonanti e timpani in lontananza che lo rendono leggermente inquietante. 
Thom Yorke nei suoi testi ama parlare spesso dei suoi demoni, delle sue paure e qui va subito al punto affrontando un tema molto attuale, i social media.

“Behind a wall of eyes
of your own device.
Is that still you?”

“Teleharmonic” si apre su tappeti sonori che si sovrappongono in un bellissimo crescendo, uno dei momenti più alti del disco. La canzone era già stata usata nel finale della serie “Peaky blinders”.
“Read the room” spezza l’atmosfera con delle chitarre molto taglienti che lentamente danno spazio ad una parte centrale dove si nota il gran lavoro di Tom Skinner, la cui batteria sembra sempre molto più che uno strumento a percussione, fondendo i suoi ritmi con gli altri strumenti.
La canzone venne presentata per la prima volta durante una data italiana del vecchio tour della band: sul palco Yorke ammise di averla scritta il giorno precedente.
 Le chitarre tornano anche in “Under our pillow”, un brano dalle forti tinte dark seguito da “Friend of a friend” ultimo singolo pubblicato: una canzone che ha bisogno di diversi ascolti per mostrare l’intima semplicità con cui i tre musicisti suonano insieme questa ballata. Il titolo si ispira al termine informatico conosciuto anche con l’acronimo FOAF.
Il testo sembra far riferimento al periodo del lock-down.



“All the window balconies,
 they seem so flimsy as our
Friends step out to talk and wave 
and catch a piece of sun”

“I quit” parte sottotono per poi aprirsi su delle splendide orchestrazioni; nel testo Yorke parla della fine di “un pezzo della sua vita” e dell’inizio di un nuovo percorso - non vogliamo fare speculazioni sul significato di queste parole, ma speriamo che, prima o poi, il cantante dia una spiegazione.
“Bending hectic”, primo singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, è uno dei brani più belli del disco, con le orchestrazioni che ricordano un film degli anni Cinquanta. La musica segue il racconto in cui Yorke torna ad affrontare uno dei temi più trattati nei suoi testi: la sua paura per le autovetture. Il cantante narra un viaggio sulle Alpi italiane su un'auto lanciata a grande velocità, finché gli archi si inerpicano su un muro di violini e l’auto esce di strada.

“The ground is coming for me now
Wе've gone over the edge
If you've got something to say
Say it now”


Ma a differenza di brani come “Killer cars”, “Stupid car”, “Airbag", il protagonista non rimane inerme di fronte agli incidenti e cerca di riportare la macchina sulla strada.



“No one's gonna bring me down, no
No way and no how
I'm letting go of the wheel”



Ma l’incidente è inevitabile e lo viviamo sul nostro corpo da ascoltatori con una deflagrazione di chitarre che, a chi scrive, porta alla mente gli Smashing Pumpkins di “Siamese dream”.
Il disco si conclude con “You know me”,  un brano per voce e piano che scivola molto lentamente.
Un prodotto maturo, intenso, con una grande produzione, che va ascoltato tutto d’un fiato per goderne al massimo.

 

Tracklist

01. Wall Of Eyes (05:05)
02. Teleharmonic (05:10)
03. Read The Room (05:14)
04. Under Our Pillows (06:14)
05. Friend Of A Friend (04:35)
06. I Quit (05:32)
07. Bending Hectic (08:03)
08. You Know Me! (05:21)
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