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«MELA MARCIA - Chiello» la recensione di Rockol

L'evoluzione di Chiello da trapper a wannabe rockstar è credibile

L'album è candidato ai Rockol Awards 2023

Recensione del 23 dic 2023 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10

La recensione

Fino al 29 dicembre, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2023 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua. 
Qua invece le candidature per i migliori live.

L’evoluzione è compiuta. Ed è una delle più improbabili: un trapper che si trasforma in una rockstar, o quantomeno in una wannabe rockstar. E lo fa in modo credibile. Il flirt con un immaginario più rock’n’roll di “Oceano paradiso”, l’esordio da solista di Chiello datato 2021, evidentemente non era solamente frutto di un’infatuazione passeggera, ma un’operazione sincera. Lo conferma il fatto che un anno e mezzo dopo, in questo secondo album, “Mela marcia”, Rocco Modello - è il vero nome del cantautore - torna a giocare con quell’immaginario lì. E non solamente nei testi, in cui racconta amori tormentati, fragilità e dipendenze in modo struggente e a tratti anche disturbante (“Dimagrito fino all’osso / rimango indifferente seppur ti guardo sparire / antidepressivi, ipnotici / mi fanno stare disconnesso / un altro giorno regalato al vuoto / sono io che mi guardo dalla testa ai piedi / preferirei vedermi appeso dal collo”, canta in “Sparire”), ma anche nei suoni e negli arrangiamenti di buona parte dei tredici pezzi che compongono l’album, caratterizzato da atmosfere oscure e da uno spirito quasi punk (è lui a citare Iggy Pop tra i suoi riferimenti).

Un po’ fratellino di Achille Lauro dell’era “Rolls Royce”, un po’ provetto indie rocker scanzonato che nelle sonorità guarda al rock alternativo d’oltreoceano di fine Anni ’90 e primi Anni Duemila, dagli Strokes in giù (li ha riscoperti anche Lil Kvneki): è tra questi due poli che si muove Chiello. Spalleggiato da un gruppo di collaboratori che ne condividono la visione: c’è Greg Willen, che a dodici anni suonava come batterista in un gruppo thrash metal e che poi si sarebbe ritrovato a produrre Young Signorino e gli Fsk (il gruppo trap con il quale Chiello cominciò a farsi conoscere), c’è un’icona dell’indie degli Anni Duemiladieci come Colombre e c’è un produttore versatile e poliedrico con un gusto per la musica suonata come Michelangelo.

Il braccio destro di Blanco produce uno dei pezzi più intensi e riusciti del disco, “Milano dannata”, in cui la città diventa metafora di una donna spietata: “Milano dannata / sei una donna che vuole apparire / con un vuoto dentro che non sa riempire”. Il disco è a suo modo interessante.

La scrittura di Chiello cattura, affascina, strega. Più che una mela marcia, sembra una mela stregata: “Questo album è un percorso: scavare dentro sé stessi fino ad abitare la parte più oscura di sé, andare alla ricerca di riposte alle mille domande che affliggono la nostra mente”, dice lui. E ancora: “Essere una mela marcia per me significa essere inadatti, disadattati rispetto al mondo, alla società. Ma ha anche altri significati: la mela è un frutto che per forza di cose può marcire. E per me è una metafora di quello che siamo. Si nasce puri, ma il tempo ci consuma e si diventa polvere”. Merita almeno una chance.

Tracklist

01. Tutti quanti dormono (00:39)
02. Sparire (03:06)
03. Buonanotte (03:03)
04. La mattina dopo (02:49)
05. Glugluglu (02:44)
06. Milano dannata (03:15)
07. Benzo 1 (02:30)
08. Benzo 2 (01:06)
09. Puoi fare meglio (02:57)
10. A pochi passi (03:20)
11. Tutti i miei idoli sono morti (04:09)
12. Stalattiti (02:46)
13. Algoritmo (06:51)
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