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«THE DEATH OF RANDY FITZSIMMONS - Hives» la recensione di Rockol

Gli Hives ci sono o ci fanno?

Dopo più di 10 anni, il ritorno di una delle migliori garage punk band in circolazione

Recensione del 11 ago 2023 a cura di Simone Magnaschi

Voto 8.5/10

La recensione

E quindi Randy Fitzsimmons è morto.

Il suo necrologio è stato scovato quasi per caso in un quotidiano locale di Västmanland, Svezia. Gli Hives non ci hanno creduto, hanno cercato il suo luogo di sepoltura, hanno scavato nella terra, ma non hanno trovato il corpo, bensì le demo delle canzoni che compongono il loro nuovo disco "The Death of Randy Fitzsimmons" che esce dopo più di 10 anni dal loro ultimo lavoro "Lex Hives".

Ma chi è Randy Fitzsimmons e chi sono gli Hives?

Bella domanda. Sono un gigantesco gioco di fumo e specchi. Quando pensi che siano seri, ti stanno prendendo in giro; quando pensi che si stiano prendendo gioco di te, sono terribilmente seri. Randy è il mitologico e storico produttore degli Hives, di cui non si conosce l'identità e il quale (spergiurano loro) è autore di tutte le canzoni. Esiste? Non esiste? E' uno di loro? Sei tu? Sono io? Chi lo sa.

Gli Hives invece, per chi ancora non li conoscesse, sono una band garage punk svedese, attiva dal 1993, arrivata al successo planetario con il loro album Veni Vidi Vicious del 2000 uscito su Warner. Sono un mix iconico di rock, garage, punk e una spruzzata di elettronica. È il loro marchio di fabbrica, accompagnato dal fatto che sono una delle migliori live band in circolazione: selvaggi, precisi, carismatici e carnevaleschi (basti pensare che i loro roadies - gli assistenti durante i concerti - operano sul palco vestiti da ninja).

La ricetta perfetta?

Il mix degli ingredienti è rimasto invariato e lo dimostrano con questo lavoro che contiene 12 brani, quasi tutti sotto i 3 minuti. È un disco quadrato e solido, che suona attuale nonostante il loro sguardo sia da sempre orientato alle sonorità del passato.

In uno scenario in cui migliaia di gruppi rock e punk costruiscono le canzoni usando variazioni e dinamiche, gli Hives hanno un approccio diverso. Hanno una ricetta semplice, per nulla facile: ti mettono in faccia un riff e lo fanno per quasi tutta la durata della canzone. Ti piace? Bene, balli. Non ti piace? Fa niente, perché al quarto giro balli comunque e non sai il perché.

L'uscita del disco è stata accompagnata da una lunga campagna social in cui la band ha stuzzicato le aspettative dei fan che erano rimasti all'asciutto per molto, troppo tempo. Nonostante l'attività degli Hives non si sia mai interrotta del tutto (hanno continuato a fare tour e nel 2019 è uscito un EP con due inediti), mancava un disco completo dal 2012.

Il disco

L'album si apre con Bogus Operandi, il primo singolo, accoppiato a un video pazzesco dalle atmosfere grottesche e inquietanti di un horror scandinavo di serie B (qui il link al video). In questo pezzo è distillato il succo del loro songwriting: il groove e il suono acido ti prendono lo stomaco stringendolo in una morsa e tu non puoi fare altro che muovere il piede, la testa e tutto il corpo, come in un rito voodoo, fino a che non ti lasciano andare.

L'album è compatto e uniforme ma ha atmosfere e sfumature diverse: c'è il 4/4 serrato, implacabile e punk di Trapdoor Solution, l'elettronica cupa e tedesca di What Did I Ever Do To You? o il power pop di Smoke & Mirrors solo per citarne alcune. Si trovano ovviamente i classici pezzi Hives come Countdown To Shutdown (secondo singolo e altro video pazzesco visibile qui) o come The Bomb.

Il disco fila via liscio e si lascia ascoltare con piacere, complice anche una sequenza dei brani molto ben pensata che riesce a dare equilibrio e continuità all'ascolto complessivo. La chiusura è lasciata a Step Out Of The Way, un minuto e trentanove secondi di schiaffi in faccia che ti saluta e ti invita a ritornare perché comunque, anche se le hai prese, non è stato male come viaggio.

Il suono su cui hanno lavorato assieme a Pelle Gunderfelt come tecnico e a Patrik Berger come producer è abrasivo e plasticoso, prodotto e curato e riesce a esprimere molto bene l'energia della band anche se sembra un po' finto e artefatto, come se la rabbia, i muscoli e la veemenza propria degli Hives fossero percepibili attraverso il sottile plexiglass di una scatola di giocattoli con loro dentro.

Eterna adolescenza

Ricordo che in un'intervista di tanti anni fa Happy Tom del gruppo punk norvegese Turbonegro disse una cosa tipo: "Molte band nascono come una rivolta e finiscono per essere una parodia, noi (i Turbonegro) siamo nati come uno scherzo e abbiamo finito per essere una rivoluzione". Ecco, questa descrizione calza un po' anche per gli Hives: nonostante sembrino un enorme burla sono più profondi di quello che appaiono. Lo dimostrano i loro testi che hanno uno spettro che va dal grottesco alla feroce critica sociale del mondo moderno. Non è una band superficiale, usa il suo teatro per veicolare un messaggio e una visione del mondo precisa e centrata. La lotta e la critica verso il capitale e i potenti, il supporto e l'inclusione dei deboli e dei reietti. Sia ben chiaro però che ce la mettono tutta per farci capire che questo non è un disco maturo, anzi è un disco immaturo, che rifiuta la maturità e che vuole essere per sempre adolescente: con il vento contro, sbruffone e incurante delle conseguenze.

Nel comunicato stampa Pelle Almqvist, il cantante, si rivolge a Randy e gli dice: "Se sei ancora vivo, torna da noi. Facciamo ancora delle cose assieme, è divertente". Insomma, questi cinque svedesi non la smettono di prendersi gioco di noi. E fanno bene.

Un disco che in molti aspettavano da anni e che non delude. Ci voleva proprio.

Tracklist

01. Bogus Operandi (03:43)
02. Trapdoor Solution (01:03)
03. Countdown to Shutdown (03:13)
04. Rigor Mortis Radio (02:28)
05. Stick Up (02:19)
06. Smoke & Mirrors (03:01)
07. Crash into the Weekend (02:58)
08. Two Kinds of Trouble (02:44)
09. That’s the Way the Story Goes (02:56)
10. The Bomb (02:13)
11. What Did I Ever Do to You? (03:09)
12. Step out of the Way (01:39)
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