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Seal parla del nuovo disco e del 'deludente' rap americano

Seal parla del nuovo disco e del 'deludente' rap americano
Seal, di passaggio in Italia in questi giorni, ha incontrato la stampa specializzata per scambiare due chiacchiere sul suo terzo disco "Human being". La title-track è stata ispirata da Tupac Shakur e Notorius B.I.G.. «Avevano una chance di dare un esempio: venivano dal ghetto, e avevano una responsabilità. Invece hanno incarnato la falsità del successo, con una vita da fotoromanzo e videoclip con ragazze seminude nelle jacuzzi, pistole, soldi e parolacce. Hanno giocato con il fuoco, che li ha bruciati, perché non erano invincibili. Avrebbero potuto utilizzare il successo in modo positivo. Trovo il loro esempio frustrante, e negativo: grazie a loro la gente pensa che i neri che hanno successo siano gente irrispettosa che maltratta le donne, pensa solo ai soldi e prima o poi verrà arrestata per rissa».

"Human being" prosegue (mantenendo la produzione di Trevor Horn) la strada del soul tinto di pop già presa nei due fortunati album precedenti, aumentando se possibile il tasso di malinconia: «Sì, me lo dicono in molti, che le mie canzoni sono tristi. Ma credo invece che, dietro la "malinconia calda" del mio timbro vocale, ci siano canzoni positive e attente a quanto dicono. In realtà, la musica mi rende felice, mi solleva. Dev'essere una sorta di terapia».
Al disco hanno messo mano anche Anne Dudley (Art of Noise), David Sancious (Springsteen) e Mike Garson (Bowie). Seal dice di non preoccuparsi molto dell'accoglienza dell'album: «Due anni fa ho suonato per il nipote del sultano del Brunei. Alla sua corte ho visto una ricchezza smisurata, molte, molte, e - insisto - molte volte superiore a quanto si possa immaginare. E' stata un'esperienza che mi ha in qualche modo illuminato. Dieci anni fa, onestamente, nella mia vita desideravo il successo, più dell'amore. Oggi sicuramente sceglierei quest'ultimo».
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