1977: due ragazzi romani - un chitarrista da cantina e un frequentatore di teatrini off - uniscono le loro forze per un 45 giri composto e cantato dall'uno con le parole scritte dall'altro. S'intitola "Fosse vero", sul retro c'è "Si rivede ragazza".
2007: due maturi signori romani - un chitarrista da appartamento e un frequentatore dell'Arena di Verona - uniscono le loro forze per un album composto e cantato dall'uno con le parole scritte dall'altro. S'intitola "ahoh yé nanà" ("un titolo nato dalle interiezioni, dai sospiri, dai coretti, dalle meraviglie"); essendo un cd, sul retro non c'è niente.
In questi trent'anni è successo un po' di tutto, ovviamente non solo a loro. Ma per quanto riguarda in particolare loro due, alla rinfusa: un secondo posto a Sanremo nel 1979 con "Barbara"; cinque album insieme a Lucio Battisti dal 1986 al 1994; un lungo, doloroso e mai spiegato esilio, rotto ogni tanto da qualche messaggio nella bottiglia; il successo, la fama, le critiche, le vistose reazioni alle critiche.
"Questo disco con Enzo è il più bello che abbia mai fatto. Era già un classico ancor prima di essere pubblicato", sentenzia Pasquale, che non ha perso e non perderà mai il gusto del paradosso e della provocazione.
"Questo disco con Pasquale nasce da una grossa stima reciproca e dalla voglia di dare qualcosa in più. Anche per questo - ed è la prima volta che lo fa - lui ha deciso di produrre il cd”, racconta Enzo, che quasi quasi non crede ai suoi occhi e alle sue orecchie.
"Sono diventato un artista di culto, su Internet si sprecano le pagine dedicate a me e alla mia musica. Molti ragazzi che quando ho iniziato a cantare non erano ancora nati conoscono a memoria la mia discografia", spiega tutto contento Enzo Carella, prima di andare a spegnere la moca: "Tutto questo interesse mi ha fatto bene, e a furia di sentirmi chiedere quando avrei pubblicato un nuovo album, ho ricominciato a lavorare".
Quel vulcano di Pasquale Panella ha fatto il resto: non solo scrivendo undici-testi-undici dei suoi (che detta così sembra una banalità, ma non necessariamente lo è), ma anche sedendosi alla scrivania del produttore. E si è materializzato un contratto con la Sony Bmg; solo per questo cd, poi si vedrà. "L'abbiamo realizzato in economia", si schermisce Carella, "il tastierista e arrangiatore Fabio Raponi e il sottoscritto". Oltre alle note saltellanti, un po’ al trotto, e al solito, stranito soffio di voce, il cantautore romano ci ha messo pure il disegno, anzi, il quadro e i disegni di copertina. Per scomodare un illustre precedente, niente a che vedere però con la grafica minimalista del Battisti "bianco" ("Ah, lo sai che Lucio dopo aver ascoltato la mia ‘Malamore’, disse: ‘Carella è l'unico cantante italiano che mi piace?’"): Enzo usa i colori, regala generose curve, ci porta su nel cielo a contare le stelle, la più misteriosa delle quali dà il titolo a uno dei brani che più sono piaciuti, “Estrella misteriosa”.
Panella scrive e scrive e scrive “canzoni che solo chi le ascolta può sentire, che solo chi le sente può ascoltare…”. Felice di festeggiare proprio con il primo compagno di merende musicali il trentennale di un’attività mai banale e banalizzabile: “Ah, sì, è vero, sono passati trent’anni, ma guarda un po’… Beh, che cosa devo dirti… è una bella cosa”, e poi a una domanda sul cibo – argomento ricorrente dei suoi testi – si lancia in un Elogio del Pane. “La base è il pane, la base è il pane". Enzo Carella annuisce con un cenno del capo, e finisce di sorseggiare il suo caffè.
(Ivano Rebustini)
2007: due maturi signori romani - un chitarrista da appartamento e un frequentatore dell'Arena di Verona - uniscono le loro forze per un album composto e cantato dall'uno con le parole scritte dall'altro. S'intitola "ahoh yé nanà" ("un titolo nato dalle interiezioni, dai sospiri, dai coretti, dalle meraviglie"); essendo un cd, sul retro non c'è niente.
In questi trent'anni è successo un po' di tutto, ovviamente non solo a loro. Ma per quanto riguarda in particolare loro due, alla rinfusa: un secondo posto a Sanremo nel 1979 con "Barbara"; cinque album insieme a Lucio Battisti dal 1986 al 1994; un lungo, doloroso e mai spiegato esilio, rotto ogni tanto da qualche messaggio nella bottiglia; il successo, la fama, le critiche, le vistose reazioni alle critiche.
"Questo disco con Enzo è il più bello che abbia mai fatto. Era già un classico ancor prima di essere pubblicato", sentenzia Pasquale, che non ha perso e non perderà mai il gusto del paradosso e della provocazione.
"Questo disco con Pasquale nasce da una grossa stima reciproca e dalla voglia di dare qualcosa in più. Anche per questo - ed è la prima volta che lo fa - lui ha deciso di produrre il cd”, racconta Enzo, che quasi quasi non crede ai suoi occhi e alle sue orecchie.
"Sono diventato un artista di culto, su Internet si sprecano le pagine dedicate a me e alla mia musica. Molti ragazzi che quando ho iniziato a cantare non erano ancora nati conoscono a memoria la mia discografia", spiega tutto contento Enzo Carella, prima di andare a spegnere la moca: "Tutto questo interesse mi ha fatto bene, e a furia di sentirmi chiedere quando avrei pubblicato un nuovo album, ho ricominciato a lavorare".
Quel vulcano di Pasquale Panella ha fatto il resto: non solo scrivendo undici-testi-undici dei suoi (che detta così sembra una banalità, ma non necessariamente lo è), ma anche sedendosi alla scrivania del produttore. E si è materializzato un contratto con la Sony Bmg; solo per questo cd, poi si vedrà. "L'abbiamo realizzato in economia", si schermisce Carella, "il tastierista e arrangiatore Fabio Raponi e il sottoscritto". Oltre alle note saltellanti, un po’ al trotto, e al solito, stranito soffio di voce, il cantautore romano ci ha messo pure il disegno, anzi, il quadro e i disegni di copertina. Per scomodare un illustre precedente, niente a che vedere però con la grafica minimalista del Battisti "bianco" ("Ah, lo sai che Lucio dopo aver ascoltato la mia ‘Malamore’, disse: ‘Carella è l'unico cantante italiano che mi piace?’"): Enzo usa i colori, regala generose curve, ci porta su nel cielo a contare le stelle, la più misteriosa delle quali dà il titolo a uno dei brani che più sono piaciuti, “Estrella misteriosa”.
Panella scrive e scrive e scrive “canzoni che solo chi le ascolta può sentire, che solo chi le sente può ascoltare…”. Felice di festeggiare proprio con il primo compagno di merende musicali il trentennale di un’attività mai banale e banalizzabile: “Ah, sì, è vero, sono passati trent’anni, ma guarda un po’… Beh, che cosa devo dirti… è una bella cosa”, e poi a una domanda sul cibo – argomento ricorrente dei suoi testi – si lancia in un Elogio del Pane. “La base è il pane, la base è il pane". Enzo Carella annuisce con un cenno del capo, e finisce di sorseggiare il suo caffè.
(Ivano Rebustini)
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