
“La Stampa” dedica la prima pagina della Cultura a Tommaso Zanello, e cioè Er Piotta, intervistato da Maria Laura Rodotà.
«Di persona, il Piotta è assai perbene. Quasi non beve, quasi non fuma (una-due sigarette al giorno), è un po’ di centrosinistra, ha ventisei anni e sta da quattro con la stessa «pischella»; e detesta “il rapporto irrispettoso e violento del vero coatto con le donne. Io credo nei rapporti lunghi, nelle cavolate fatte insieme, nelle tombole di Natale, cose importanti per l’evoluzione equilibrata di un individuo. Le cose che hanno fatto i miei, che stanno insieme da quarant’anni”. Perciò il Piotta, che si chiama Tommaso Zanello, ha la maturità classica al distinto liceo Giulio Cesare e molti esami dati a Giurisprudenza e poi a Scienze Politiche, continua a vivere coi genitori nel quartiere mediopiccoloborghese di via Conca d’Oro a Roma; e un po’ si vergogna del successo del brano trucido scritto nel ’96. Che, insiste, è un’operazione ironica. Da rapper. Perché lui nasce col rap fatto tra amici, ha cominciato per caso il sabato pomeriggio nei garage della periferia Est, ha continuato con anni di concerti gratificanti ma sfigati in giro per l’Italia; si presenta vestito da rapper serio, magliettone, bermuda larghi, barbetta e sandali; e spiega che “il rap ha un rapporto forte con le valenze locali. E le valenze locali, a Roma, sono queste. Mi basta andare una sera a Campo dei Fiori, a San Calisto a Trastevere, e sento battute, vedo scene che mi danno idee”».
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