Del nuovo disco di Ivano Fossati, “L’arcangelo”, si è parlato nei giorni a ridosso della sua uscita soprattutto per un motivo: la dimensione “politica” di alcune canzoni, come il singolo “Cara democrazia” (vedi news). “Era inevitabile, dato il periodo pre elettorale”, commenta con un sorriso lo stesso Fossati, intervistato da Rockol. “I miei discografici e i miei collaboratori si sono preoccupati di uscire con una canzone anche solo con quel titolo. Io mi sono preoccupato anche di tutti: mi sembra che quella canzone sia così chiara che non possa essere forzata. Mi sono fidato di quello che ho scritto, e ho pensato che si possa male interpretare quella canzone soltanto dicendo delle sciocchezze”.
La vera notizia, però, è un’altra: Ivano Fossati è tornato, almeno in parte al rock. Il disco si apre con “Ho sognato una strada”, brano decisamente elettrico, seguito poco dopo poprio da “Cara democrazia”. “L’astinenza da elettricità del tour acustico”, ci spiega Fossati, riferendosi al giro di concerti che ha portato all’incisione del live “Dal vivo vol. 3”, “mi ha fatto tornare la voglia di riscoprire suoni come quello delle chitarre elettriche, che avevo tralasciato da tempo. Ma non solo: ho recuperato anche una forma musicale più diretta. Scrivendo questi brani canzoni stavo ascoltando gruppi come gli Animals e canzoni molto spigolose, molto secche. Quello che stai ascoltando mentre scrivi, in qualche modo passa: se venisse da lì, da quegli ascolti, ne sarei felice e onorato”.
“L’arcangelo” è un disco nato più in fretta del solito, per uno solitamente molto cauto e riflessivo come Fossati: “L’ho scritto più rapidamente, in un tempo assolutamente breve rispetto ad altri dischi del passato. Ogni testo è una sorta di prima stesura; in passato ci avrei lavorato di più. Li avrei non dico complicati, ma li avrei resi più articolati”.
Sicuramente è un disco diretto liricamente, con diversi brani se non politici molto attenti ai problemi sociali di oggi, come la già citata “Cara democrazia”, la title track, o “La cinese”. Ma il rischio è sempre quello: quando esce un disco di Fossati si finisce per vivisezionarne le parole, tralasciando la parte musicale. “No, questo non mi infastidisce”, commenta. “E così che funziona da noi. Certo non fa piacere lavorare sulla musica, sui suoni, sugli arrangiamenti, e che il dibattito sulla valutazione del valore politico o civile del testo di una canzone finisca per prendere tutto lo spazio di un articolo”.
Forse per evitare questo problema, la scelta che Fossati ha fatto per presentare questo disco è molto netta: oltre ad un inconsueta maggiore presenza sui media – dettata, dice, dall’entusiasmo per questo lavoro, nato da un momento particolarmente felice anche dal punto di vista personale – “L’arcangelo” verrà portato in tour a partire dai club. La scelta di questa tipologia di locali, suggerita dal promoter Fernando Salzano di Friends&Partners, è congrua con un’altra decisione, quella di insistere anche nello spettacolo live su una dimensione più elettrica e rock. Il tour, i cui dettagli devono ancora essere annunciati, partirà verso aprile. Seguiranno, dopo i club, esibizioni estive e all’aperto e un ritorno nei teatri per l’autunno.
La vera notizia, però, è un’altra: Ivano Fossati è tornato, almeno in parte al rock. Il disco si apre con “Ho sognato una strada”, brano decisamente elettrico, seguito poco dopo poprio da “Cara democrazia”. “L’astinenza da elettricità del tour acustico”, ci spiega Fossati, riferendosi al giro di concerti che ha portato all’incisione del live “Dal vivo vol. 3”, “mi ha fatto tornare la voglia di riscoprire suoni come quello delle chitarre elettriche, che avevo tralasciato da tempo. Ma non solo: ho recuperato anche una forma musicale più diretta. Scrivendo questi brani canzoni stavo ascoltando gruppi come gli Animals e canzoni molto spigolose, molto secche. Quello che stai ascoltando mentre scrivi, in qualche modo passa: se venisse da lì, da quegli ascolti, ne sarei felice e onorato”.
“L’arcangelo” è un disco nato più in fretta del solito, per uno solitamente molto cauto e riflessivo come Fossati: “L’ho scritto più rapidamente, in un tempo assolutamente breve rispetto ad altri dischi del passato. Ogni testo è una sorta di prima stesura; in passato ci avrei lavorato di più. Li avrei non dico complicati, ma li avrei resi più articolati”.
Sicuramente è un disco diretto liricamente, con diversi brani se non politici molto attenti ai problemi sociali di oggi, come la già citata “Cara democrazia”, la title track, o “La cinese”. Ma il rischio è sempre quello: quando esce un disco di Fossati si finisce per vivisezionarne le parole, tralasciando la parte musicale. “No, questo non mi infastidisce”, commenta. “E così che funziona da noi. Certo non fa piacere lavorare sulla musica, sui suoni, sugli arrangiamenti, e che il dibattito sulla valutazione del valore politico o civile del testo di una canzone finisca per prendere tutto lo spazio di un articolo”.
Forse per evitare questo problema, la scelta che Fossati ha fatto per presentare questo disco è molto netta: oltre ad un inconsueta maggiore presenza sui media – dettata, dice, dall’entusiasmo per questo lavoro, nato da un momento particolarmente felice anche dal punto di vista personale – “L’arcangelo” verrà portato in tour a partire dai club. La scelta di questa tipologia di locali, suggerita dal promoter Fernando Salzano di Friends&Partners, è congrua con un’altra decisione, quella di insistere anche nello spettacolo live su una dimensione più elettrica e rock. Il tour, i cui dettagli devono ancora essere annunciati, partirà verso aprile. Seguiranno, dopo i club, esibizioni estive e all’aperto e un ritorno nei teatri per l’autunno.
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