Perché i Rolling Stones andarono "sotto copertura"?
Erano già passati tre anni dall’inizio degli Ottanta e i Rolling Stones non avevano ancora pubblicato nulla di (interamente) inedito. “Tattoo You”, uscito nel 1981, era in gran parte una raccolta di brani rimasti fuori da lavori precedenti. Era il momento di rimettersi in gioco, di mettere insieme materiale inedito e di ritrovare l’ispirazione. A questo punto, però, la visione di Mick Jagger non coincideva esattamente con quella di Keith Richards.
Jagger voleva contaminare i suoni del gruppo con nuove idee tratte dal reggae, dal worldbeat, dalla new wave; Richards preferiva giocare in casa, tornando al blues rock puro che aveva garantito il successo alla band fin dagli inizi. Da questo “scontro” creativo, poi tradotto nella comune volontà di guardare più al presente e al futuro che al passato, nasce “Undercover”, letteralmente “sotto copertura”; album ambizioso, che va contro le aspettative dei fan e che riflette il delicato momento di tensione tra i due leader degli Stones.
Lo stesso brano di apertura – da cui è tratto anche il titolo del disco – è significativo e sintomatico dell’atmosfera che aleggiava tra i membri del gruppo: “Undercover of the Night” è “pesantemente influenzato da Cities of the Red Night di William Burroughs, un romanzo circa la repressione politica e sessuale" rivelò Jagger. Una riflessione sulla corruzione politica dell'epoca nei regimi totalitari sudamericani, una delle poche canzoni della band che parlano apertamente di politica. Il video che accompagnava l’uscita del singolo fu giudicato addirittura troppo violento da MTV, che lo mandò in onda solo in versione censurata in ore serali.
Poi c’è “Tie You Up (The Pain of Love)”, un inno al sadomasochismo; c’è “Too Much Blood”, storia ispirata al caso di Issei Sagawa, un giapponese che aveva ucciso e mangiato una studentessa olandese. L’allegra spensieratezza che fino a quel momento aveva distinto il repertorio dei Rolling Stones era sepolta sotto una coltre di oscurità e pesantezza. Questo influenzò naturalmente anche la ricezione di “Undercover”, che interruppe la striscia di primi posti in classifica (escludendo raccolte e album dal vivo) negli Stati Uniti. A parte una penna di “Rolling Stone” che, forse influenzata dal nome della rivista, assegnò all’album quattro stelle e mezzo su cinque, il resto della critica non poteva dirsi altrettanto entusiasta; persino Jagger lo avrebbe poi definito uno dei peggiori lavori degli Stones.
“Undercover” resta però un disco importante, la testimonianza di un momento chiave nella storia di una delle più grandi band di sempre, e la dimostrazione che i passi falsi fanno parte del percorso di tutti, anche delle leggende.