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TikTok killed the video star

E' la fine di un'era iniziata nel 1981
TikTok killed the video star




È il 1° agosto 1981.
La mezzanotte è passata da appena un minuto, e il mondo ancora dorme. Nessuno lo sa, ma sta per cambiare tutto.
Sul piccolo schermo compare prima la classica schermata di Color Test, poi un lampo, un razzo che decolla, la bandiera sulla Luna e una voce che dice: “Ladies and gentlemen, rock’n’roll.”

E così, con quella frase, nasce MTV.
Il primo videoclip a essere trasmesso? "Video Killed The Radio Star" dei The Buggles.
Un titolo che sembra scritto da un profeta. Una premonizione. Perché sì: il video stava davvero per “uccidere” la radio.


Era l’inizio di una nuova era, quella in cui l’immagine avrebbe preso per mano la musica e l’avrebbe portata in un’altra dimensione.
Sì, perchè MTV non fu solo un canale: fu un terremoto culturale.
Per la prima volta, la musica si vedeva. Non bastava più ascoltare: bisognava guardare, sognare, vestirsi, muoversi come i propri idoli.
I Buggles, con la loro voce sintetica e quella melodia dolcemente malinconica, cantavano un futuro che era già lì, sulla soglia.

“Sapevamo che la tecnologia stava per cambiare tutto,” dirà poi Trevor Horn, il loro frontman. E aveva ragione. Quella notte, MTV accese il motore di un’epoca intera.

E quanto è ironico che oggi, 44 anni dopo, sia arrivato un altro media a uccidere il video che uccise la radio che uccise il vinile che al mercato mio padre comprò.
MTV è morta. Lunga vita all’algoritmo.

MTV: quando tre lettere bastavano per dire “cool”

Negli anni successivi, MTV divenne un linguaggio universale.
Tre lettere che significavano solo una cosa: coolness.
Da Michael Jackson che trasformava "Thriller" in un film, al Live Aid trasmesso in diretta per sedici ore, fino agli MTV Video Music Awards, dove la musica non era più soltanto suono, ma spettacolo, racconto, rito collettivo.

Ogni generazione ha avuto la sua MTV: quella dei videoclip non-stop, quella dei VJ sorridenti che sembravano amici di tutti, quella dei pomeriggi passati davanti alla TV a scoprire nuovi artisti.

In Inghilterra, quando nel 1997 nacque la versione britannica, il primo video trasmesso fu "Three Lions" dei The Lightning Seeds, con i comici David Baddiel e Frank Skinner come ospiti speciali.


Era un’epoca in cui anche il calcio e la musica parlavano la stessa lingua, quella della speranza e dell’identità, alla vigilia dei mondiali francesi.

Per quasi quarant’anni, MTV ha incarnato il sogno pop: un’arena globale dove artisti e pubblico si incontravano nello stesso spazio visivo, davanti allo stesso schermo.
Era lì che si costruivano miti, che nascevano icone, che esplodevano mode.

Il lento declino della musica in televisione

Ma ogni rivoluzione, prima o poi, viene sostituita da un’altra.
E così come MTV aveva soppiantato la radio, qualcosa di nuovo, silenzioso e inesorabile, stava arrivando.

Prima YouTube, poi Spotify, e infine TikTok.
Tre nomi che non hanno bisogno di introduzione: sono le nuove “frequenze” della generazione connessa, quella che non aspetta il palinsesto, ma crea il proprio.
In pochi secondi, su uno schermo verticale, l’algoritmo decide cosa ascoltare, chi guardare, chi diventare.

E così, in un triste giorno di ottobre 2025, MTV UK annuncia la chiusura definitiva dei propri canali musicali, in buona parte d'Europa (leggi qui il dettaglio).

Paramount Media Networks ha spiegato la scelta con parole semplici ma spietate: “L’ascesa di YouTube, Spotify e TikTok ha ridotto la domanda di canali musicali tradizionali.”
La decisione è presa: entro il 31 dicembre 2025, chiuderanno tutti e i cinque canali musicali di MTV in buona parte d'Europa, ovvero MTV Music, MTV 80s, MTV 90s, Club MTV e MTV Live HD.
A essere sinceri ne resterà uno, ovvero MTV HD, che ormai di Music Television non ha nulla, essendo popolato unicamente da reality show.

È la fine della programmazione musicale lineare in Gran Bretagna.
La fine di un’era.

“MTV era il luogo dove tutto si univa”

C’è chi questa fine l’ha vissuta sulla propria pelle.
Come Simone Angel, una delle VJ storiche della rete, che
alla BBC ha confessato con un filo di voce:
“Ero triste, un po’ incredula. Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Ma mi si spezza il cuore. MTV era il luogo dove tutto si univa.”

C’è una dolcezza struggente in quelle parole.
Perché MTV non era solo un canale televisivo, era un punto d’incontro.
Un luogo dove la musica aveva ancora un corpo, un volto, un gesto.

Oggi la musica vive nei feed, negli swipe, negli hashtag.
E muore negli algoritmi e nelle playlist.
E ancor più lontano sembra il rumore lontano di quella sigla iniziale, quella voce metallica che annunciava il rock’n’roll come se fosse l’alba di una nuova civiltà.

Forse, se chiudiamo gli occhi e riguardiamo "Video Killed The Radio Star", possiamo ancora sentire quel brivido di quella notte del 1981.
 Il decollo, il flash, la voce che annuncia il futuro.
Solo che stavolta, il futuro ha un altro nome, un altro volto, un altro ritmo.
E balla su TikTok.

 

Marco Brunasso è un giornalista musicale e musicista. La sua scrittura esplora la connessione tra suoni, storie e impatto culturale, utilizzando lo storytelling come approccio alla critica e al racconto. Collabora attivamente con diverse testate di settore tra cui RockIt, Rockol, Le Rane e TechPrincess, per la quale ha ideato e curato la rubrica Dentro la Canzone. È fondatore, cantante e bassista del progetto indie-rock LEHAVRE.

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