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1985: l’anno incredibile degli Hüsker Dü

Un periodo glorioso per tre ragazzi dall’animo punk, liberi e capaci di fare la storia.
1985: l’anno incredibile degli Hüsker Dü
Credits: Jaycee Rockhold

Ci sono band, nella storia della musica, diventate di culto per la loro capacità di allargare i confini di un genere, di osare, di abbattere muri perché altri poi possano entrare in quel nuovo mondo ed esplorarlo. Sono band che, spesso, hanno dei momenti di apice ben definiti e attraversati da luci accecanti, come i raggi di una Supernova. Il 1985 per gli Hüsker Dü è stato un anno glorioso, “miracolare”, come definito dalla nuova raccolta “1985: The miracle year”. Un album speciale, in uscita in versione fisica il prossimo 7 novembre, per Numero Group, incentrato su un intero set della band avvenuto il 30 gennaio 1985, al First Avenue di Minneapolis, restaurato da Beau Sorenson, e non solo. Il progetto, di cui diverse parti sono già ascoltabili sulle piattaforme, include anche venti brani live extra dello stesso anno e un libretto che descrive quell’incredibile periodo per una formazione che ha introdotto, nell’universo punk e hardcore, suoni e tematiche esistenzialiste fondamentali per l’evoluzione di un certo genere.

Le esibizioni live catturate in queste registrazioni sono un'istantanea della band al culmine della sua potenza: gli Hüsker Dü avevano pubblicato “Zen Arcade” l'anno precedente, seguito da “New Day Rising” a gennaio del 1985 (di lì a poco sarebbe uscito alla fine dell’anno anche “Flip Your Wig”). Entrambi gli album sono dei classici del punk. “Zen Arcade” è un concept album su doppio lp, un fattore insolito per una formazione punk, caratterizzato da una forte sperimentazione e contaminazione musicale, e segnò il distacco dagli esordi hardcore che nei successivi “New Day Rising” e “Flip Your Wig”, fu definitivo: la band virò verso uno stile più melodico e introspettivo, un "alternative rock" premonitore del grunge, con testi sofferti, potenti e tutt’altro che semplici o immediati come spesso previsto dal genere.

Sempre in bilico tra disagio e speranza. “Diane”, un pezzo capolavoro tratto dall’ep “Metal Circus”, per esempio, parla di uno stupro dal punto di vista controverso del colpevole, con una voce strozzata e inquietante che getta addosso all’ascoltatore una sensazione di dolore devastante. Il 1985 per alcuni “talebani del punk” è stato anche l’ultimo anno della “purezza” degli Hüsker Dü, prima di essere messi sotto contratto dalla Warner Bros., nel 1986, di fatto aprendo la strada al fenomeno della crescente attenzione delle major nei confronti delle band indipendenti. Eppure, anche in quel caso rimasero dei fari, smentendo le malelingue e mantenendo la propria identità. In generale senza gli Hüsker Dü, probabilmente non ci sarebbero stati Pixies, Nirvana, Foo Fighters, Green Day e tanti altri, nella forma che conosciamo.

Il 30 gennaio 1985, Minneapolis segnava una temperatura di -11°. Eppure i 1500 spettatori del First Avenue non avrebbero avuto bisogno nemmeno di una t-shirt per vivere l’incendio emotivo di quel live: dai primi istanti di “New Day Rising” era chiaro che Bob Mould, Grant Hart e Greg Norton erano lì per muovere ogni singola molecola della sala. La scaletta offriva una cascata di brani esplosivi tratti da “Everything falls apart”, “Metal Circus”, “Zen Arcade” e “New Day Rising”, insieme a cinque nuove canzoni che sarebbero poi apparse in “Flip Your Wig”. Non mancavano omaggi ai loro predecessori e maestri del rock: una versione fulminea di “Eight Miles High” dei Byrds, un turbolento “Helter Skelter” dei Beatles con Dave Pirner dei Soul Asylum, un remake pop-punk di “Ticket To Ride”, sempre dei Beatles, e a chiudere la loro celebre cover del tema musicale del Mary Tyler Moore show, “Love Is All Around”. Questi nastri catturano quei tre ragazzi scalmanati e sognatori al massimo della loro energia, ancora anni prima di consacrarsi come modello imprescindibile per il rock futuro. Sono gli Hüsker Dü in purezza. “Quando penso a quel periodo – ha ricordato Greg Mould – mi vengono in mente tre ragazzi che facevano ciò che amavano, si divertivano e, soprattutto, dimostravano che puoi restare fedele a te stesso e alla tua musica, senza piegarti alla moda o alle aspettative. E creare qualcosa di davvero grande”.

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