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Chi sono i migliori chitarristi hard rock degli anni '80?

Ultimate Classic Rock ne ha scelti quattro: i nomi e le motivazioni.
Chi sono i migliori chitarristi hard rock degli anni '80?

Chi sono i "Big 4" tra i chitarristi hard rock degli anni '80? È un compito arduo scegliere il meglio del meglio di un decennio caratterizzato da un virtuosismo tecnico sbalorditivo. Ultimate Classic Rock ci ha provato. E la graduatoria del magazine, come spesso accade in questi casi, sta facendo discutere. Sgombriamo subito il campo dalla questione principale: la lista non include Eddie Van Halen. “Abbiamo limitato le nostre scelte ai chitarristi che hanno debuttato negli anni '80 e, poiché i Van Halen hanno pubblicato il loro album di debutto nel 1978, il loro chitarrista omonimo è purtroppo squalificato”, specifica il giornalista Bryan Rolli. Le scelte si basano su abilità tecnica, abilità compositiva e produzione complessiva. Quindi, sebbene Nuno Bettencourt degli Extreme sia probabilmente il miglior chitarrista dell'era glam metal, gli Extreme hanno pubblicato un solo album negli anni '80 e non hanno raggiunto il loro apice fino a “Extreme II: Pornograffitti” del 1990. Allo stesso modo, Michael Angelo Batio, che probabilmente riesce a suonare più note al secondo di qualsiasi altro chitarrista vivente o già morto, spesso a scapito della musicalità, è stato tenuto fuori dalla graduatoria proprio per il suo tecnicismo quasi radicale. Ultimate Classic Rock ha voluto premiare quei musicisti le cui canzoni si sono guadagnate anche un posto nel pantheon degli inni hard rock.

Il primo è Randy Rhoads, considerato dalla testata il più grande e rivoluzionario chitarrista hard rock della sua epoca, dietro Eddie Van Halen. Ha avuto un ruolo cruciale nel rivitalizzare la carriera di Ozzy Osbourne, e il suo stile neoclassico ha ispirato innumerevoli altri chitarristi, dalle camere da letto alle arene. I riff e gli assoli di "Crazy Train", "Mr. Crowley", "Over the Mountain" e "Flying High Again" testimoniano la sua abilità tecnica e il suo orecchio per i grandi ritornelli. A seguire c’è Steve Vai: si è affermato come virtuoso della chitarra hard rock negli anni '80 attraverso una serie di collaborazioni di alto profilo e ruoli secondari. Dopo le collaborazioni con Frank Zappa e gli Alcatrazz, Vai ha avuto la sua prima grande occasione suonando con David Lee Roth in “Eat 'Em and Smile” del 1986. Dopo aver suonato nell'album “Skyscraper” di Roth del 1988, Vai si è unito ai Whitesnake per “Slip of the Tongue” del 1989, consolidando ulteriormente la sua reputazione di uno dei chitarristi più grandi e richiesti dell'hard rock.

Impossibile non citare Joe Satriani: diede lezioni a diversi luminari del rock e del metal, tra cui Kirk Hammett, Alex Skolnick, Larry LaLonde e Vai, prima di lanciare la sua carriera da solista a metà degli anni '80. Il suo secondo album, “Surfing With the Alien”, divenne una pietra miliare della chitarra shred strumentale, con Satriani che sfoggiava il suo tapping iperveloce e le sue gustose doti blues in successi come "Satch Boogie" e la title track. Satriani si unì anche a Mick Jagger nel suo primo tour da solista e pubblicò l'album “Flying in a Blue Dream”, candidato ai Grammy. Chiude il cerchio George Lynch. Si dice che George Lynch e Don Dokken si scontrassero così spesso nei Dokken che dovettero programmare sessioni di registrazione separate. Il trio di album di punta dei Dokken degli anni '80 abbonda di riff orecchiabili e muscolosi e assoli da capogiro.

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