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Lucio Dalla è un'isola felice

Renzo Rubino rilegge k'icona della musica italiana in uno spettacolo: l'intervista
Lucio Dalla è un'isola felice

«Lucio è la mia isola felice». Lo dice senza esitazione Renzo Rubino: lunedì 21 luglio porterà al Castello Sforzesco di Milano lo spettacolo “Cosa direbbe Lucio”, titolo ispirato ad un suo brano pubblicato nel 2017. Un’occasione per omaggiare la musica e lo spirito rivoluzionario di Lucio Dalla, in cui le performance di Rubino, con arrangiamenti originali eseguiti da un ensemble e accompagnate dai racconti del giornalista Gino Castaldo, tracceranno un racconto intimo ed emotivo che unisce note e parole in un racconto che restituisce al pubblico un ritratto poetico e personale del cantautore bolognese.

Come nasce “Cosa direbbe Lucio”

«Dopo i concerti invernali con la banda ero veramente stressato al pensiero di tutto quello che avrei dovuto affrontare, specialmente con la consapevolezza che devo essere costantemente attivo e focalizzato su ogni progetto e dare il massimo su tutto», racconta Rubino che in questo stato di ansia, ascoltando Dalla, ha deciso di registrare un suo pezzo. Era “Henna”, e da lì è nato il desiderio di organizzare dei concerti con orchestra dedicati a Lucio Dalla. «È un concerto che faccio con grandissima voglia, mi aiuta ad allontanarmi dagli impegni della vita quotidiana. Per me è vacanza». 
Una “vacanza” da cui trae energia non solo Rubino, ma anche chi condivide il palco con lui. Ad accompagnarlo, oltre alla formazione orchestrale diretta dal maestro Antonio Palazzo, c’è Gino Castaldo, con cui Rubino ha costruito lo spettacolo intrecciando musica e parole. «Con Gino ci conosciamo da tanti anni e meglio di lui nessuno riesce a raccontare Lucio Dalla. C’è un connubio tra la musica e le parole, mai retoriche e scontate e mai scritte. Gino va a braccio, racconta aneddoti, spulcia ricordi, spiega versioni di canzoni ogni volta in modo diverso. Lui è la parte incalzante dal punto di vista del racconto, chi assiste allo spettacolo ha voglia di sapere chi fosse Lucio Dalla, anche al di fuori della vita musicale», spiega Rubino, che aggiunge: «Con l’orchestra abbiamo fatto un grande lavoro sul rispetto della discografia di Lucio. Io stesso cerco di dare il mio contributo senza stravolgere le canzoni, portando sul palco il mio modo di cantare Lucio proprio come lo farei a casa». 

La scaletta originale di Lucio Dalla

La scaletta è quella originale che Lucio Dalla scelse di portare a un live con orchestra a Martina Franca: il primo concerto a cui Rubino ha assistito e da cui è rimasto profondamente colpito. «In quell’occasione c’era anche Antonio Palazzo e insieme, per chiudere il cerchio, stiamo trasportando le canzoni che Lucio fece quella sera. Non abbiamo scelto noi la scaletta, l’ha scelta Lucio». Che Rubino, ci racconta, avrebbe dovuto incontrare di persona prima del suo esordio a Sanremo. «La sua vocalist gli aveva chiesto di conoscermi e aveva fissato un appuntamento al Bravo Caffè di Bologna. Lucio, però, non si è mai presentato perché è venuto a mancare qualche giorno prima. È stato il mio momento di quasi contatto con Lucio Dalla. Qualche anno dopo mi sono ritrovato inaspettatamente a suonare il suo pianoforte a casa sua e in quel momento credo di averlo conosciuto». 

La tappa al Castello Sforzesco di Milano

Un’emozione che Renzo Rubino ha racchiuso nello spettacolo che ha già conquistato il pubblico di Martina Franca, Roma e Taranto e che arriverà ancora più forte in una venue come quella del Castello Sforzesco. «È un viaggio emotivo che ha anche delle parti ironiche, in stile Lucio Dalla, e il Castello Sforzesco sarà l’apice di questo mini tour. La prima volta che ho fatto il concerto mi sono molto emozionato, oggi sto imparando a salvaguardare le canzoni, dando tutto ma stando sempre un passo indietro», racconta Rubino, che non esita nemmeno quando gli si chiede cosa, secondo lui, direbbe Lucio a chi fa musica e cerca nuove strade per esprimersi. «Direbbe di scegliere la strada più difficile e che il successo è un punto della carriera ma non il traguardo. Attraverso i percorsi tortuosi, complicati, si arriva all’arte, alla vita vera. A tutto quello che rende una canzone potente e non legata esclusivamente ai numeri». 
 

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