Don’t look back in anger: il racconto della reunion degli Oasis

«Don’t look back in anger», «Non guardare al passato con rabbia», canta Noel Gallagher. Non è un’esortazione. Sul palco del Principality Stadium di Cardiff, dove ieri sera gli Oasis hanno dato il via all’attesissima reunion, quel verso diventa una dichiarazione d’amore rock. Quella che il più grande - e saggio - dei fratelli più rissosi del rock rivolge all’altro, Liam. Senza smancerie, senza moine. Piangono tutti sugli spalti e nel parterre dello stadio di Cardiff, scelto per ospitare il primo dei 17 show da 1,4 milioni di biglietti venduti e 400 milioni di sterline (470 milioni di euro) di incasso. E chissà che qualche lacrima di commozione non sia scesa anche a Noel e Liam nel backstage, prima che la gigantesca scritta con il logo della band alle spalle del palco si illuminasse, dopo l’apertura affidata prima ai Cast e poi all’ex Verve Richard Ashcroft (che ha dedicato ai Gallagher “Bitter Sweet Symphony").
È tutto vero. E i fan lo realizzano quando quando alle 20.15 i Gallagher si presentano evitando ogni forma di divismo, con “Hello”. Li guardi seppellire sul palco le rispettive asce di guerra, dopo sedici anni di frecciatine, insulti e una vera e propria faida familiare, e pensi che no, non può essere solo questione di soldi. C’è qualcosa che va oltre quello che (non) si vede sul palco del Principality Stadium di Cardiff, mentre fanno la storia rispolverando tutti i classici del repertorio della band che negli Anni ‘90 riportò il rock made in Uk in testa alle classifiche mondiali vendendo 75 milioni di copie, quando i dischi si acquistavano davvero, vent’anni prima dello streaming. Qualcosa di romantico e poetico, che le parole non possono spiegare. «Because we need each other / we believe in one another», recitano i versi di “Acquiesce”. Così diversi tra loro, uno più introverso e schivo, l’altro più caciarone e divo, Noel e Liam avevano bisogno di stare per tutti questi anni lontano l’uno dall’altro per smussare gli angoli dei rispettivi caratteri e permettere ai loro bordi di tornare a combaciare tra loro. A guardarli sul palco del Principality Stadium sembrano una cosa sola: si completano a vicenda.
“Morning Glory”, “Some Might Say”, “Cigarettes & Alcohol”, “Fade Away”, “Supersonic”, “Roll With It”: insieme agli ex componenti storici del gruppo, il bassista Andy Bell e i chitarristi Paul “Bonehead” Arthurs e Gem Archer, ai quali per l’occasione si sono aggiunti i turnisti Joey Waronker e Christian Madden, rispettivamente alla batteria e alle tastiere, Noel (un po’ imbolsito) e Liam (uno splendido cinquantenne, per citare Nanni Moretti) spostano le lancette del tempo indietro di trent’anni. Ma rivisitano il passato con la maturità dei loro cinquant’anni. “Stand by Me”, “Cast No Shadow”, “Slide Away”. Davanti ai 75 mila fan di tutte le età che si scatenano sulle note di quegli inni intergenerazionali che hanno consacrato gli Oasis come un fenomeno non solo musicale, ma anche di costume (i negozi di Adidas nelle principali città del Regno Unito sono stati presi d’assalto in questi giorni dopo che il brand tedesco che caratterizzò lo stile dei Gallagher negli Anni ‘90 ha messo in vendita capi dedicati alla reunion, tra maglie celesti - il colore del Manchester City, la squadra del cuore di Noel e Liam - stile divise da calcio, parka e quant’altro), si compie l’ultimo atto di una dialettica hegeliana: la sintesi.
"Live Forever”, dopo due ore di show, fa partire i titoli di coda (con un omaggio a Diogo Jota, il calciatore del Liverpool morto lo scorso giovedì in un terribile incidente), prima della chiusura affidata al trittico “Don’t Look Back In Anger”, “Wonderwall” e “Champagne Supernova”. In un’estate live in cui un accenno alle guerre in corso sembra un passaggio praticamente obbligato nei concerti, e spesso anche forzato, loro non hanno bisogno di dire chissà cosa. La loro pace, che sembrava impensabile e inimmaginabile fino a un anno fa, e che viene suggellata dall’abbraccio finale, è la testimonianza del fatto che non esistono conflitti incessabili. Basta solo non guardare al passato con rabbia.