Eric Clapton, il suo album di cui non fu mai soddisfatto

Anche un fuoriclasse come Eric Clapton ha vissuto dei periodi musicalmente difficili. Negli anni Settanta il musicista britannico intraprese la carriera solista e, dopo l'omonimo album d'esordio del 1970, infilò una serie di dischi di buon successo che vanno a culminare nel 1977 con l'uscita di “Slowhand”, che includeva canzoni divenute dei classici come "Cocaine", "Wonderful Tonight" e "Lay Down Sally".
Certo, come ammesso dallo stesso Clapton, quegli anni per lui furono anche costellati da un trionfo di sostanze stupefacenti, durante la realizzazione della maggior parte di quei dischi. In seguito confessò di riuscire persino a ricordare quali droghe assumesse ascoltando la sua voce dell'epoca. Dopo “Slowhand”, però, nel 1978, ci fu “Backless”, un album che l'oggi ottantenne Clapton non ha difficoltà a definire come deludente.
Eric Clapton riteneva che l'unica cosa che avesse un po' di grinta fosse la canzone "Golden Ring". "Me la sono cavata con una sola canzone, 'Golden Ring', che credo sia la più forte dell'album, la scrissi perché ero stufo della generale apatia di tutti i musicisti coinvolti, pensai: 'Bene, ci metto una canzone e, che piaccia o no, la faremo, la impareranno, la registreranno e la metteremo sul disco e questo è tutto!'".
Nonostante l'insoddisfazione di Eric Clapton “Backless”, il suo sesto album solista raggiunse l'ottavo posto della classifica di vendita. Mentre il singolo "Promises" raggiunse solo il 37° posto nella classifica dei singoli del Regno Unito, ebbe un successo maggiore negli Stati Uniti dove giunse fino in nona posizione.