Rockol30

Film musicali: "This is Spinal Tap". Recensione, trailer e musica

"Fake rock", tra parodia e omaggio all'heavy metal
Film musicali: "This is Spinal Tap". Recensione, trailer e musica

This is Spinal Tap – Usa, 1984

Che cos’è “This Is Spinal Tap”? Un finto documentario sui veri luoghi comuni del rock. Ironico, esilarante, intelligente; perfino affettuoso, ma implacabile. A girarlo, nel 1984, fu l’allora esordiente regista Rob Reiner, che su un set televisivo aveva conosciuto un gruppo di comici/musicisti (Michael McKean, Christopher Guest, Harry Shearer) e decise con loro di inventarsi una parodia dei documentari-concerto tipo “L’ultimo valzer” di Martin Scorsese.

Ecco dunque la band metal degli Spinal Tap (il nome significa "puntura lombare") in tour per la promozione del nuovo album. A seguirli, intervistarli, riprenderli è il giornalista Marty DiBergi (interpretato dallo stesso Reiner). Nulla sfugge alla sua telecamera: i capricci da rockstar, le figuracce, le polemiche con la casa discografica (la “Polymer”…), le invadenti fidanzate, i litigi, le patetiche autocelebrazioni. Attraverso filmati “di repertorio” viene anche ricostruita l’evoluzione della loro musica e dei look, dalle prime apparizioni con cravattine e caschetti in stile Beatles (ah: in origine la band si chiamava “The Originals”, ma poiché esisteva già un altro gruppo con quel nome lo cambiarono in "The New Originals"), ai gilerini del pop “flower people”, fino all’hard rock, completo di attillatissimi pantaloni in spandex e relativi primi piani inguinali. Scopriamo anche che, come accade in ogni grande band, sui batteristi dei “Tap” grava un’inspiegabile maledizione che li uccide uno dopo l’altro in circostanze assurde: il primo muore in un non precisato “incidente di giardinaggio”, un altro soffocato dal vomito (non il suo, però), un altro ancora per autocombustione durante un concerto…

I “Tap” sono evidentemente in declino, ma ancora non lo sanno, o non lo vogliono sapere. Li vediamo esporsi in improbabili filosofie ed esibire con orgoglio i loro strumenti, compreso l’amplificatore Marshall modificato, con i controlli che «arrivano a 11, perché quando sei a 10 e vuoi andare ancora più in su, che cosa fai? Metti a 11!». Eccoli in scena, tra teschi giganti, tonache monacali o baccelloni alieni, tra guasti e imprevisti, a mescolare rock e musica classica; eccoli nel backstage a percorrere infiniti corridoi senza trovare la via d’accesso al palco; o alla sessione di autografi dove non si presenta nessuno, o a fare da “spalla” a un teatro di burattini, o a lamentarsi del cibo («le fette di pane sono troppo piccole!»).

Nessun cliché viene dimenticato, compreso il sessismo delle copertine degli album (quella di “Smell the Glove” ricorda un po’ “Animal Magnetism” degli Scorpions) e le strizzate d’occhio non mancano: chi ha dimestichezza con il rock anni 70/80 riconoscerà i riferimenti ai vari Led Zeppelin, Black Sabbath, Motörhead, Kiss, Blue Öyster Cult, e perché no anche a Mick Jagger e Yoko Ono. Ma il bello è che, nonostante tutto, la satira non arriva mai alla caricatura, la critica sconfina anzi nell’omaggio, e lo sguardo è quello di un appassionato. D’altra parte gli interpreti erano davvero dei discreti musicisti: la colonna sonora fu registrata dalla band stessa, che negli anni successivi si esibì più volte dal vivo. Insomma: era tutto quasi vero, e perfino Ozzy Osbourne disse che il film era così vicino alla realtà che lui, guardandolo, non era sicuro se dovesse “ridere o piangere".

Uscito quarant’anni fa (non in Italia, anche se alcune fonti accreditano un passaggio nei cinema il giorno di Natale del 1985), “This Is Spinal Tap” ebbe un inizio difficile e non ottenne grandi incassi. Ma in versione “bootleg” iniziò un percorso semiclandestino per diventare, a suo modo, un film di culto, che non mostra (quasi) i segni del tempo e non ha perso di attualità. Anzi: sembra ormai certo che uscirà finalmente in autunno il seguito, più volte annunciato. Quarant’anni dopo. Stesso regista, stessi interpreti, tutti ormai quasi ottantenni. E questa volta a essere prese di mira saranno ovviamente le reunion delle band-dinosauro del rock, tra prostate e diottrie perdute. Ammesso che non si tratti di una gigantesca fake news…

 

Trailer

Soundtrack

Schede:
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.