Cosa c’è dietro il revival di “Iris” dei Goo Goo Dolls
Che ci fa una canzone del 1998 nella classifica delle più streammate al mondo dell’ultima settimana? La canzone in questione è un classico del rock Anni ’90, “Iris”, la signature song dei Goo Goo Dolls. Solo negli ultimi sette giorni il brano è stato ascoltato a livello mondiale 18,2 milioni di volte, più di hit come “Lose control” di Teddy Swims, “Messy” di Lola Young, “Good luck, babe!” Di Chappell Roan, “Abracadabra” di Lady Gaga e “Nokia” di Drake. Dall’inizio dell’anno ad oggi ha totalizzato oltre 300 milioni di ascolti, portandosi complessivamente a quota 2,4 miliardi di streams su Spotify. Sì, avete letto bene. Stavolta, però, TikTok non c’entra. O meglio, c’entra, ma è l’app che in questi anni ha incubato tantissimi revival, a partire da quello dei Fleetwood Mac, è subentrata solo in un secondo momento nel ritorno in auge della band composta da John Rzeznik e Robby Takac. Che - per chi se lo stesse chiedendo - dopo “Dizzy up the girl”, l’album del 1998 contenente “Iris”, ha inciso altri sette dischi, l’ultimo dei quali, “Chaos in bloom”, è uscito nel 2022.
Da "La città degli angeli" a "Deadpool & Wolverine"
A dare una seconda chance a “Iris” ci ha pensato, la scorsa estate, il film “Deadpool & Wolverine”: trenta secondi della canzone facevano da sottofondo a una delle scene clou della pellicola di Shawn Levy dedicata ai due supereroi dell’universo Marvel, interpretati nel blockbuster da 1,3 miliardi di dollari di incassi al botteghino a livello mondiale rispettivamente da Ryan Reynolds e Hugh Jackman. Morale: da un anno a questa parte “Iris” dei Goo Goo Dolls, che originariamente faceva parte della colonna sonora de “La città degli angeli” di Brad Silberling con Nicolas Cage e Meg Ryan, sta macinando milioni, anzi, miliardi di ascolti su Spotify, permettendo a John Rzeznik e Robby Takac non solo di ricevere una pioggia di royalties sui rispettivi conti bancari, ma anche di riassaporare il brivido, che non provavano da oltre vent’anni, di conquistare piazzamenti altissimi nelle classifiche. Per dire: in questi mesi “Iris” ha tagliato traguardi che non aveva raggiunto neppure quando uscì, nel 1998, entrando ad esempio per la prima volta nella top ten della classifica Hot Alternative Songs di Billboard (e tornando contemporaneamente, a distanza di oltre venticinque anni dalla sua pubblicazione, nelle classifiche Hot Rock Songs e Hot Rock & Alternative Songs).
I sold out e il boom del catalogo
«È una cosa che va completamente fuori dal mio controllo. Quando mi hanno parlato di questo film su “Deadpool & Wolverine” non sapevo nemmeno come si intitolasse il film, ma mi hanno detto che sarebbe stato un successo assicurati. Ho voluto chiedere in che contesto sarebbe stata usata la canzone e una volta che me l’hanno spiegato ho detto: va bene», racconta John Rzeznik nelle tante interviste concesse in questi mesi, da quando i Goo Goo Dolls sono tornati di nuovo in tendenza, tra tour sold out e un rinnovato interesse anche per le produzioni discografiche della band. Già, perché l’exploit di “Iris”, che ha trascinato con sé anche il revival del catalogo del gruppo, ha convinto i Goo Goo Dolls a tornare in studio per incidere un nuovo album, dopo che, a furia di collezionare buchi nell’acqua, il duo si era deciso a rinunciare a proporne altri. Dovrebbe uscire entro la fine dell’anno: «Credo che pubblicare musica per il nostro pubblico sia ora ciò che conta in questa fase del gioco».
Ma chi era la Iris della canzone?
Già nel 2011 il brano sfiorò il revival. Complice Taylor Swift, non ancora la Regina Mida del pop che abbiamo conosciuto nei mesi infiniti dell’“Eras tour” dei record. Quell’anno la cantautrice decise di reinterpretare il classico dei Goo Goo Dolls durante il tour di “Speak now”, il terzo album uscito l’anno precedente: al Madison Square Garden di New York chiamo accanto a sé sul palco lo stesso Rzeznik. Ma i tempi non erano ancora evidentemente maturi per il revival. Piccola curiosità: la Iris che ha ispirato il titolo della canzone è un personaggio reale. Si tratta della cantautrice country folk statunitense Iris DeMent. «Sono pessimo nella scelta dei titoli delle canzoni. È l’ultima cosa che faccio. Nel caso di “Iris”, stavo sfogliando una rivista, LA Weekly, e vidi un pezzo che annunciava il concerto di una cantautrice di nome Iris DeMent in città. Pensai: “Wow, che bel nome”». Chissà che del revival, in un modo o nell’altro, non ne giovi anche lei.