L'Elfo: "La musica è stata una benedizione"
Fare rap, in dialetto, a Catania. È la scommessa su cui da sempre punta L’Elfo, nome d’arte di Rosario Luca Trischitta, che dopo un anno torna con il nuovo album “Sangue Siciliano” (Shut Up Records), ascoltabile da mercoledì 21 maggio.
Scegliere la Sicilia
“Questo disco conferma sempre di più l’attaccamento e l’amore per la mia terra maledetta, Catania, e per la Sicilia in generale”. L’Isola che non è mai stata solo uno sfondo, ma l'origine di tutto, e che L’Elfo non ha mai lasciato, nonostante le difficoltà. “Credo che restare sia stata la scelta più difficile che abbia fatto. Catania è una terra arida ma allo stesso tempo, proprio come in botanica, quando riesce a nascere un fiore è un fiore bellissimo”. E Catania lo ha premiato, rendendolo un punto di riferimento quando si parla di rap. “Mi riempie di orgoglio sapere che con la mia musica ho contribuito a cambiare il rap game in Sicilia, ma non dimentico tutti i sacrifici che ho fatto quando il rap non era di moda e lo ascoltavamo in quattro. È stato un percorso difficile e il motivo per cui ho iniziato non era diventare popolare, ma provare a liberarmi di tutti i mostri che avevo dentro”.
Parlare di salute mentale
E così, nei brani, si affronta spesso anche il tema della salute mentale. Perché la musica non è solo un mezzo di espressione artistica, ma anche un modo per affrontare e condividere le sue esperienze personali, tra cui un’ischemia cerebrale, trasformando la sofferenza in forza creativa. “La musica è stata una benedizione, un’ancora di salvezza che mi ha dato la possibilità di esprimermi al meglio. Vengo da una famiglia particolare, sono cresciuto in un clima di tensione e ho avuto una vita piena di alti e bassi. Ma sappiamo come si dice, ‘Ogni impedimento è giovamento’ e questo mi è servito per diventare più forte con il rap”. E per lanciare un messaggio a chi ascolta e, magari, condivide gli stessi problemi. “Dalle difficoltà e dai problemi, anche quelli che sembrano insormontabili, c’è sempre un rimedio e una reazione. Bisogna rialzarsi e reagire, è la filosofia della ‘supecchieria’ catanese”.
Il featuring con Don Pero
Della scena siciliana attuale L’Elfo non condivide certe dinamiche che tendono a far prevalere l’ambizione piuttosto che determinati valori. Ma tra i rapper made in Sicily ce n’è uno con cui si è instaurata una stima reciproca che va oltre le logiche del gioco e delle apparenze: Don Pero, che ha firmato l’unico feat dell’album. “Ho sempre dato spazio ai giovani e a volte ho anche sbagliato. Don Pero è l’unico che apprezzo ed è molto rispettoso, per cui ho avuto il piacere di inserirlo nell’album”. Che richiama un po’ la wave di “Sangue catanese” e “Pi tutti i carusi”, ma ancora evoluto. “In questo disco c’è L’Elfo 2.0, come un Super Saiyan al secondo livello. Un Luca che è tornato a fare un rap cattivo ma che, al contempo, è molto fresco”.
“Nino”
Un sound forte anticipato già nel singolo “Nino”, che racconta la realtà di Catania tra criminalità, solitudine e voglia di riscatto. “È un biglietto da visita che introduce l’ascoltatore a questo viaggio che si chiama ‘Sangue Siciliano’, che parte dalla Sicilia e ci porta in giro per il mondo attraverso vibes trasversali”. Anche se la lingua che prevale è il dialetto siciliano, scelto come mezzo per raccontare il legame con le proprie origini e la propria gente. “È una scelta sociale e stilistica, ho ripreso in mano la mia natura” spiega L’Elfo, che si prepara a portare l’album live.
Live
Il 20 sarà al Mono, a Catania, mentre il 21, il 22 e il 23 sarà in giro per la Sicilia per dei listening party. Il 24 si parte per la Germania, il 25 si fa tappa al Sensi di Milano, per proseguire a Bologna, Torino e Roma. Un programma fittissimo per il rapper catanese due volte campione regionale al Tecniche Perfette, secondo posto al Mic Tyson Freestyle Battle, una partecipazione a Mtv Spit e che ha alle spalle album da milioni di streaming su Spotify come “Gipsy Prince” e “Vangelo II Luka”, che per il futuro si augura solo di continuare a fare musica. “Non ho mai cantato per arrivare a un traguardo specifico. Mi fa piacere avere una fan base di gente che riconosce il duro lavoro che ho fatto. Ma la vera competizione non è con gli altri, è con me stesso. Non faccio musica per ampliare il mio bacino di utenza, ma perché è la mia unica ragione di vita”.